“La recensione” di Fabrizio Casazza
«Ciò che sostengo in questo libro è che oggi più che nel passato il ricordo si intreccia in modo eccessivo con il presente. […]. Tale aggrovigliamento tra passato e presente ci intossica. E ci impedisce di porre dei punti fermi che consentano, all’occorrenza di voltare pagina. […]. Quando si hanno idee forti sul presente, è pressoché inevitabile che quelle idee si impongano sulle interpretazioni del passato».
Così il celebre giornalista Paolo Mieli (nella foto di copertina) sintetizza il senso del suo ultimo saggio, La terapia dell’oblio, pubblicato qualche mese fa da Rizzoli (pp 296, euro 18). Spaziando nelle varie epoche storiche – dall’imperatore Caracalla alla guerra in Afghanistan, dalla disfida di Barletta del 1503 alla rivoluzione napoletana del 1799, dalla battaglia di El Alamein del 1942 all’elefante di Carlo Magno, dalla peste ateniese del V secolo a.C. alla vicenda del cardinale Lercaro e così via – il volume suggerisce di eliminare la memoria superflua. In pratica, non si può leggere il passato in modo che la parte a noi congegnale sia reputata buona e quella più lontana o addirittura avversa sia assolutamente negativa.
Non si tratta tuttavia di mettere da parte la memoria, che è fallace in quanto è selettiva, a differenza della storia che si propone di essere scientifica nella sua ricostruzione. Il punto è non confondere i due piani ma pacificare la memoria tenendone i tratti essenziali senza farne motivo di rancore o rivendicazione: questa è appunto la terapia dell’oblio. È inutile illudersi di poter ricordare tutto: siamo quotidianamente bombardati d’informazioni che non possono essere conservate integralmente.
Occorre realizzare un metodo per cancellare notizie che saranno comunque obliate: si tratta di ordinare in ideali fascicoli i flussi di idee, tenendo a portata di mano quelle che aiutano a vivere. Il volume del giornalista Mieli – che tra l’altro ogni giorno conduce un’interessantissima trasmissione su Rai 3 alle 13.15, Passato e presente – porta a sfatare alcuni falsi miti, facendo emergere le parti scomode delle vicende dei vari secoli, e induce a non sovraccaricare la memoria facendola funzionare correttamente. È il paradosso della “terapia dell’oblio”: dimenticare per ricordare meglio.
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