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“I 7 sacramenti” di Fulton John Sheen

“La recensione” di Fabrizio Casazza

Fulton John Sheen (nella foto di copertina) oggi è un nome che probabilmente non ci dice nulla, ma ai telespettatori americani di qualche decennio fa avrebbe subito acceso una lampadina; si tratta infatti di un pioniere della comunicazione del vangelo, prima alla radio e poi in televisione, negli Stati Uniti del secolo scorso.

Nato a El Paso (Texas) nel 1895, ordinato presbitero a Peoria (Illinois) nel 1919 e vescovo nel 1951, fu ausiliare di New York, padre conciliare al concilio Vaticano II, Ordinario di Rochester dal 1966 al 1969, anno in cui fu promosso arcivescovo e si ritirò. Morì nel 1979 e venne sepolto su sua richiesta nella cattedrale di New York. Nel 2012 Benedetto XVI riconoscendone le virtù lo proclamò Venerabile, mentre nel 2019 Francesco riconobbe l’autenticità del miracolo attribuito alla sua intercessione. La sua beatificazione, fissata per il 21 dicembre 2019, è stata rinviata a data da destinarsi in vista di ulteriori approfondimenti.

Le edizioni Ares hanno da poco pubblicato in italiano un suo libro, “I 7 sacramenti”, uscito originariamente nel 1964 (pp 253, euro 14,90). È interessante, innanzi tutto, la prospettiva delineata nell’introduzione: «Questo libro sui sacramenti è stato scritto perché gli uomini vivono in un mondo che è diventato decisamente troppo serio» (p. 11). Per questo riesce difficile capire la liturgia, che parte da elementi naturali: acqua, olio, profumo, pane, vino, etc. In effetti, in un certo senso siamo in un ambiente asettico, per cui finisce che la gente si lamenta se il sacerdote la asperge con l’acqua benedetta scoprendo che l’acqua bagna…Sull’aspetto legato alla materia naturale s’innesta un significato ulteriore: «In tutti i sacramenti, la virtù della passione e risurrezione di Cristo è in qualche modo applicata a noi» (p. 34).

Come risposta all’obiezione che battezzando il bambino da piccolo non lo si lascia libero di scegliere, il volume si chiede: «perché dovrebbe essere nutrito? Gli si chiede forse un parere sul cognome che assumerà? Se riceve il cognome della famiglia, la sorte della famiglia, il ceto sociale della famiglia, l’eredità della famiglia, perché non dovrebbe anche ricevere la religione della famiglia?» (p. 40). Sul primo sacramento si fonda anche l’appartenenza ecclesiale. Il libro, citando il venerabile Pio XII, spiega che i laici devono nutrire chiara consapevolezza «non solo di appartenere alla Chiesa ma di essere Chiesa» (p. 80). Ci si potrebbe interrogare se nel 2021 questa coscienza ha trovato diffusamente spazio.

A proposito delle indulgenze – tema all’udire il quale capita purtroppo che alcuni parroci facciano commiseranti sorrisetti – il volume afferma: «siamo circondati da “indulgenze” sociali, perché condividiamo i meriti, i talenti, le arti, le capacità, le scienze, le tecniche, il ricamo e il genio della società. […]. Se c’è un’“indulgenza economica” che mi permette di viaggiare su un aereo che qualcun altro ha costruito, perché non dovrebbe esserci anche un’indulgenza spirituale, così che io possa essere condotto a Cristo più rapidamente grazie alla generosità di alcuni membri del Corpo mistico?» (p. 144) che è la Chiesa.

Anche se alcuni riti commentati dal venerabile Sheen sono stati riformati dopo il concilio Vaticano II (1962-1965), resta il valore degli spunti spirituali offerti in questo libro su quei segni della presenza di Dio anche nel mondo d’oggi che egli poeticamente definisce «i sette baci di Dio».

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