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Per i giovani è crisi di rapporti sociali

“Fede e medicina” di Franco Rotundi

Non possiamo ancora, purtroppo, fare un bilancio completo della situazione sanitaria di questo orribile anno perché la pandemia è ancora in atto e i dati definitivi tardano ad arrivare. Per esempio, potremmo riferirci al numero delle persone decedute per le malattie cardiovascolari (circa 250.000 nel 2019) o per tumore (circa 170.000). Sicuramente le misure restrittive e la compartimentazione delle cure negli ospedali, applicate in maniera più o meno appropriata, hanno limitato il numero dei morti per Covid, anche se certamente sarebbe stato meglio, nella seconda ondata soprattutto, potenziare e applicare bene una rete sanitaria territoriale; forse almeno la metà dei ricoveri, specie nei grossi centri, si sarebbe potuta evitare.

Tuttavia, il “sold out” delle cure verso questa patologia ha sicuramente condizionato una inevitabile carenza per le altre patologie, pur presenti, e soprattutto di esami per la prevenzione, come nelle malattie neoplastiche. E oltre a una crisi economica e sociale senza precedenti (causata a mio avviso anche da scelte politiche perlomeno discutibili), che produce povertà e inevitabilmente altri morti, si è creata una crisi di rapporti sociali mai vista che provocherà, a sua volta, effetti gravissimi sulla salute fisica, psichica e morale.

Da un anno, praticamente, i giovani non vanno più a scuola, non si incontrano più, non vanno al cinema, a teatro, a concerti musicali, anche a fare sport in squadra, attività grandemente formative e “salutari”. Tutto passa oggi attraverso la tecnologia, ma il rapporto umano, il parlare con la voce del cuore, il guardarsi negli occhi, il sorridere (vietato, anche nelle rare occasioni di incontro, per la mascherina), tutto questo è completamente cambiato, secondo me, uscito dalla nostra vita quotidiana.

Tutto ciò, unito alla pressione mediatica, ha portato a una spersonalizzazione dei rapporti, dettati dalla paura del contatto, ma ciò che è più grave dal punto di vista clinico e psicologico, alla perdita totale da parte dei giovani di uno spirito critico, di una capacità di confronto, alla perdita di valutazione tale per cui vediamo molti che camminano con la mascherina, anche nel vuoto di un campo, sentendosi anche utili e responsabili andando oltre a normali norme cliniche.

Profetiche le parole di papa Francesco: «Non usciremo uguali: migliori o peggiori»: dai giovani dobbiamo ripartire, dal loro cuore e dalla loro mente, dalla solidarietà e dalla Fede, la più alta prospettiva.

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