Il cervello
che impara
I consigli di lettura della redazione di Voce alessandrina. Non solo sotto l’ombrellone.
“Il cervello che impara” è un libro edito da Giunti. In un mondo sempre più dominato dai nuovi media, fare esperienza, dall’infanzia alla vecchiaia, comporta un diverso uso della mente. Le neuroscienze ci aiutano a capire come impariamo, quali trappole evitare, come mettere in pratica le strategie migliori. L’autore, Alberto Oliverio, è professore emerito e docente di psicobiologia nell’Università di Roma e insegna Neuroscienze presso l’Ateneo Salesiano di Roma. Ha lavorato in numerosi istituti di ricerca internazionali. È presidente della Società Italiana di neuroetica.
La scheda di Zelia Pastore
Ve lo consiglio perché…
Vivere in un mondo dominato dalle tecnologie e dalla realtà virtuale può avere delle conseguenze sulla nostra mente? In cosa sono cambiati, in meglio o in peggio, l’apprendimento e la capacità di fare esperienze di un bambino al giorno d’oggi?
Sono domande che io mi sono posta spesso, vedendo come riuscivo a perdere intere mezz’ore persa negli aggiornamenti di social network che neanche mi interessano più di tanto ma soprattutto vedendo che immenso potere attrattivo ha il telefonino sulla mia bambina di 4 anni, la Bubi della rubrica “I libri di Bubi”, che ama molto la lettura ma naturalmente, se potesse, guarderebbe video di YouTube tutto il giorno.
Io l’ho sempre tenuta lontana dagli schermi, finché la pandemia non mi ha lasciato altra scelta. Ero una delle poche a farlo, e spesso mi sono sentita dare della radical chic. Credo non sia questione di snobismo o di moda del momento, ma di avere presente che cosa succede nella testa di un bambino (e di un adulto) quando si usa lo smartphone.
In questo bel libro ho finalmente trovato delle spiegazioni chiare, semplici, scientifiche e non ideologiche sull’argomento. Tutti i genitori e nonni dovrebbero leggerlo: ognuno potrà poi trarne le sue conclusioni.
Il mondo che passa attraverso lo schermo rischia di rinchiudere il bambino in una veste di spettatore, riducendo la sua capacità di divenire attore
A cura di Zelia Pastore