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Le baracche sulla Bormida

“Alessandria racconta” di Mauro Remotti

Nei primi decenni del secolo scorso, sorsero sulle sponde della Bormida tante piccole costruzioni in legno, lamiera o muratura, le cosiddette baracche, che hanno costituito un punto di incontro per molti alessandrini desiderosi di svago e refrigerio. Sino al dopoguerra, erano poste soprattutto sul punto di traghettamento verso Alessandria e Borgoratto. L’affluenza maggiore si registrava nei mesi estivi, tant’è che il giornale il Piccolo, nell’agosto del 1928, raccomandava al Comune di migliorare le condizioni delle strade che portavano al fiume.

Il mezzo più utilizzato per raggiungere le rive della Bormida era la bicicletta. In alternativa, si poteva salire su un treno accelerato che si fermava nei pressi del ponte di ferro per far scendere i numerosi bagnanti domenicali. L’Amministrazione comunale valutò anche la possibilità di istituire uno speciale servizio di trasporto mediante autobus tra la città e il ponte Bormida della Ferrovia. Andare “a Bormida” non significava soltanto nuotare o abbronzarsi. Infatti, alla “Baracca” (dal 1984 osteria River Side) si potevano gustare salamini di vacca bolliti o alla brace, panini con acciughe e bagnetto, oltre agli stricc (lasche), piccoli pesci simili alle alborelle, cucinati da Maria Ivaldi e Giovanni Capra. I più giovani si divertivano danzando nella sala da ballo, attigua al ristorante, oppure correndo sulla pista dei go kart.

«Anche il Tanaro è molto frequentato, ma è il Bormida la vera spiaggia popolare di Alessandria. Negli anni Cinquanta, si arriva anche ad organizzare, su iniziativa de Il Pungolo, l’elezione di miss Bormida con presentazione finale alla riapertura del mitico Music Hall di Gigi Capra», ricorda Alberto Ballerino nel volume La storia continua, Alessandria Quartiere Pista e Fraschetta.

Con l’avvento delle radio libere, nacque Radio Baracca, un’emittente che trasmetteva grazie alla passione del cuoco-speaker Valentino. Purtroppo il fiume iniziò ben presto a presentare le tracce del grave inquinamento derivanti dallo stabilimento chimico ACNA di Cengio: le acque diventarono di un rosso scuro, quasi marrone, con il conseguente divieto di balneazione e l’inesorabile assottigliamento dei frequentatori. Oggi la maggior parte delle baracche sono in stato di abbandono immerse nel fitto della vegetazione. Soltanto alcune, dopo un’attenta ristrutturazione, vengono ancora utilizzate come luogo di ritrovo ovvero per allestire mostre fotografiche.

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