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Un incontro straordinario con la Misericordia di Dio

Chiesa locale

Martedì 1 e mercoledì 2 agosto, nel Santuario Sacro Cuore di Gesù in via San Francesco 13 ad Alessandria, è stata celebrata la Festa del Perdono di Assisi. Tantissimi alessandrini si sono ritrovati in quei due giorni nel Santuario, per chiedere di riprendere un cammino col Signore attraverso l’Adorazione eucaristica, i Vespri, la Santa Messa e il sacramento della Riconciliazione. Padre Giorgio Noè (nella foto), che con il fratello padre Daniele ha curato il gesto, ci racconta questi due giorni di inizio agosto così “caldi” e significativi.

Padre Giorgio, cosa è accaduto alla Festa del Perdono?

«È stata un’esperienza davvero bella, di grazia, perché il bisogno della gente di incontrarsi con la Misericordia è stato davvero grande. E non immaginavamo che ci sarebbe stata questa affluenza. Abbiamo confessato tanto: in casa c’eravamo soltanto io e padre Daniele (padre Lorenzo era alla Gmg) e abbiamo fatto turni “massacranti” (sorride). È la prima volta che mi è capitato di confessare così tanto, in modo continuativo, in trent’anni di sacerdozio: in media, otto ore al giorno, in entrambe le giornate. I momenti di Adorazione, con la disponibilità delle Confessioni, sono stati vissuti da tanta gente. Il secondo giorno, addirittura, abbiamo spostato la Messa dalle 18 alle 21. Ebbene, io sono uscito dal confessionale alle 18 per i Vespri e poi per l’Adorazione eucaristica, mentre padre Daniele è rimasto in confessionale. Al termine, vedo che c’è ancora gente che si confessa: allora entro in confessionale e rimango fino alle 19.30. Alle 20.30 riapriamo la Chiesa, per la Messa. Terminata l’Eucarestia, molto partecipata, con la chiesa piena, ho esposto il Santissimo Sacramento e sono tornato in confessionale. Insomma, abbiamo finito di confessare alle 23.30. Dopo abbiamo ritirato il Santissimo e siamo andati a dormire. Un po’ stanchini… (sorride)».

Come spieghi questa affluenza?

«Il fatto di averne parlato, di avere “pubblicizzato” questo momento probabilmente ha portato diversa gente a partecipare. Non ho trovato le confessioni “classiche”, ma momenti davvero interessanti di confronto con la propria vita e con le proprie fragilità. Ho incontrato persone che hanno consegnato fardelli pesanti nelle mani del Signore. E ho avuto proprio la sensazione in questi due giorni, ed è quello che mi è rimasto dentro, che Casa San Francesco e il Santuario del Sacro Cuore possano diventare effettivamente un luogo di rifugio per chi porta dentro drammi esistenziali, fatiche spirituali e morali con cui confrontarsi e contro cui combattere. Allora la Misericordia di Dio diventa quell’ingrediente che dà la forza per continuare il proprio cammino, ritrovando il desiderio di vivere la fede in un modo nuovo».

Quindi tu auspichi che Casa San Francesco diventi una sorta di Casa della Misericordia e della Riconciliazione?

«Sì. La mensa dei poveri e il Santuario sono due luoghi in cui davvero incontriamo i bisogni, le povertà. Da una parte c’è la povertà materiale, dall’altra c’è quella esistenziale. Molti vengono a confessarsi ma non hanno una grossa esperienza di fede o di preghiera. Cercano di più il confronto, la possibilità di confidarsi e condividere una fatica».

Citando papa Francesco, una Chiesa come “ospedale da campo”.

«Esatto. Credo sia importante non soltanto accogliere queste persone, ma anche accompagnarle. Questo è un elemento fondamentale, tant’è che abbiamo promesso di portare nella nostra preghiera tutti coloro che si confessano al Santuario. Abbiamo preso l’impegno di celebrare per loro una Messa una volta al mese. Chiedendo al Signore che accompagni il loro cammino».

Di che cosa ha bisogno davvero il popolo cristiano, oggi?

«Abbiamo bisogno di ritrovare il contatto, l’incontro con il Signore. Abbiamo bisogno di incontrare Gesù attraverso il sacramento. Allora la Liturgia diventa veramente, insieme con i Sacramenti, il punto di incontro con Dio. Oggi si è perso il senso della confessione, viene un po’ snobbata ma è un momento essenziale. Per questo all’inizio della Messa recitiamo l’atto penitenziale, perché è la condizione grazie alla quale Gesù può intervenire nella nostra vita. Il mettere davvero i nostri bisogni, le nostre fragilità, i nostri peccati di fronte al Signore, permette a Gesù di toccare la nostra vita. Io credo che la gente abbia bisogno di questo. Io l’ho detto, a Messa: “Abbiamo vissuto in questa occasione qualcosa di bello, di straordinario. Però, non fermatevi all’occasione, allo straordinario, fate della Confessione l’ordinario della vostra vita. Noi siamo qui”. Per questo voglio segnalare che ogni martedì, mercoledì e sabato mattina c’è l’Adorazione eucaristica, dalle 8 alle 12, con la nostra presenza per la confessione. È importante questo, perché Confessione ed Eucaristia sono i due piedi con cui portiamo avanti il cammino spirituale».

Domanda a bruciapelo: ogni quanto bisognerebbe confessarsi?

«San Carlo si confessava tutti i giorni (sorride). Io, personalmente, cerco di tenere la confessione settimanale, perché mi rendo conto che è davvero il momento in cui mettiamo noi stessi di fronte a Dio, ed è qualcosa che ci aiuta a crescere, ci trasforma. Il sacramento della Confessione è un sacramento medicinale, è un sacramento di liberazione dal potere del male. E se sappiamo che è così bello, e senza controindicazioni, dovremmo cibarcene tutte le volte in cui ne sentiamo il bisogno, quando sentiamo di essere in affanno e di avere bisogno della grazia del Signore. La nostra natura divina, che abbiamo ricevuto nel Battesimo, deve poter emergere».

Se ce ne rendessimo conto, voi consacrati passereste la vostra giornata in confessionale…

«È così! Ci sono mattinate in cui sto seduto in chiesa ad aspettare le persone che vengono per confessarsi. Sto facendo un’esperienza bella da questo punto di vista. Perché stare in chiesa davanti al Santissimo Sacramento per me è gustoso, ho l’occasione per riflettere durante la mia settimana, che è abbastanza frenetica. Questi sono i momenti in cui mi fermo davanti a Gesù e posso stare con Lui. Posso leggere e quindi dedicarmi alla mia formazione spirituale, alla preghiera, all’incontro con le persone. Quindi, per me, questi momenti stanno diventando veramente preziosi. E mi rendo conto che il Signore mi sta facendo crescere anche sotto il profilo del ministero, della mia esperienza spirituale. Lo ringrazio davvero, perché il ministero della confessione, dell’accompagnamento spirituale, è prima di tutto qualcosa che sta arricchendo me. E di questo sono molto contento».

Andrea Antonuccio

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