Lacrime che volano via

Saper stare accanto ai più piccoli in un momento di difficoltà emotiva

Lacrime che volano via“: questa delicata storia dai tratti un po’ onirici inizia con un piccolo bebè che piange tutte le sue lacrime per via di un dispiacere che lo affligge. In suo soccorso arriva un “grande”, un adulto. Alcuni lettori dicono che è un papà, alcuni che è una mamma o la maestra. Per Johnny è “un orso”. È un personaggio indefinito apposta per permettere al bambino di riconoscere la sua figura di attaccamento (e per permettere all’adulto di immedesimarsi). 

Questa figura alta e accogliente sa perfettamente cosa bisogna fare con queste lacrime: per prima cosa, le mette al caldo in una sorta di sacchetto creato con il suo mantello e le culla. Poi alla storia si aggiunge anche un topolino, che suggerisce di fare al sacchetto di lacrime il solletico, i grattini, le coccole. Infine entra in scena un gatto che consiglia di farle saltare, giocare e danzare finché non diventano leggere leggere e possono volare via dalla finestra, nella contentezza generale. 

Che cosa possiamo fare davanti a un bambino che piange? 

«Esattamente quello che fa il protagonista adulto con il “sacchetto di lacrime” del bambino: prima lo si coccola, poi gli si racconta una storia e lo si fa giocare» ci spiega Simona Fico, pedagogista. «Il tema centrale del libro è proprio l’accompagnamento: il saper stare accanto ai piccoli in un momento di difficoltà emotiva, come può essere quello in cui provano la nostalgia di mamma e papà».

Questo testo è particolarmente calzante in questo periodo dell’anno, che coincide con gli “ambientamenti” dove i bambini devono salutare i genitori per stare tutto il giorno al nido o alla scuola dell’infanzia…

«In questo periodo possono capitare dei momenti di tristezza, è del tutto normale. Questo libro non vieta di essere tristi, ci aiuta a capire cosa possiamo fare con questa tristezza: le dà uno spazio, aiuta i piccoli a passarci attraverso. Soprattutto mostra loro che ad un certo punto il dispiacere finisce e si può tornare ad essere felici: tutto questo accade gradualmente, pagina dopo pagina, con l’aiuto di figure che possono essere identificate con la maestra e i compagni di giochi».

Perché leggerlo?

«Consiglierei a un genitore di leggere questo albo illustrato perché mostra come si può alleggerire il dolore di un bambino anche solo semplicemente accogliendolo», ci racconta Francesca Archinto, direttrice editoriale della casa editrice Babalibri. «Lo suggerirei come lettura ad alta voce anche alle educatrici del nido, per un motivo molto semplice. Ogni bambino che entra entra all’asilo, lascia un terreno conosciuto per un’esperienza nuova e questo ovviamente gli crea tensioni e paure. Questo libro racconta come tutti insieme, in una situazione di collettività (come la classe di un nido) si possa avere la possibilità di alleviare la fatica di un bambino che per la prima volta lascia il nido familiare per un altro nido, quello composto da maestre e compagni».

La versione di Johnny

Cosa pensa un bambino che ha vissuto l’ambientamento al nido (e che piange sovente) di questo libro? 

Lo abbiamo chiesto a Johnny, due anni e mezzo, che avete conosciuto nella precedente puntata. La sua pagina preferita è quella dove “l’orso”, il topolino e il bambino «fanno i gLattini al sacchetto di lacLime e Lidono (fanno i grattini al sacchetto di lacrime e ridono)».

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