“Fede e medicina” di Franco Rotundi
È difficile iniziare, oggi, una riflessione su argomenti di medicina, senza tenere conto di quello che questa inusitata epidemia, questi terribili momenti di vita ci hanno insegnato, e ci stanno ancora, purtroppo, insegnando. A questo proposito, si potrebbe “anticipare” una conclusione: altro che task force, altro che scienziati, altro che politici, sanitari ed economici! (leggi anche Siamo delusi dalla scienza)
Da questa tragedia e dalle sue conseguenze cliniche, economiche, sociali, spirituali, solo il Signore ci può salvare. Intanto, facendo un passo indietro. Il progresso della medicina, come già detto, ha fatto tanto, ma nonostante ciò, non eravamo pronti e preparati neanche dal punto di vista medico, oltre che politico-sanitario. Dunque ci siamo trovati a fronteggiare una epidemia mai vista? Non è vero: sicuramente una epidemia tragicamente diversa.
Chi è vecchio come me, o più di me, si ricorda bene l’epidemia influenzale del 1968 e 1969 detta “spaziale”, per ricordare lo sbarco sulla luna. Io frequentavo le scuole medie, e il mio papà operava come medico in ospedale e sul territorio. Bene: ventimila morti (come si può evincere dalle statistiche), in una popolazione assai meno vecchia, e più di un milione di persone a letto; dunque molti più contagiati di oggi, anche se allora la diagnosi non si faceva, se non con la clinica. Dove le differenze?
Prima di tutto i morti in un arco temporale assai più lungo; la differente aggressività, tale da portare un afflusso concentrato di pazienti in terapia intensiva; soprattutto più di 200mila posti letto in meno oggi in Italia, rispetto ad allora; aggiungiamo una pressione mediatica oggi martellante, angosciante, h. 24, globale: allora due canali tv e tre radio; due tg al giorno. Allora nessuna misura restrittiva, non un giorno di scuola perso, non un Dpi per medici (come mio papà) o altri operatori.
Abbiamo avuto, all’inizio poi di questo secolo, almeno tre pandemie: Sars, Aviaria, Suina (per semplificare). Tre “tentativi” non riusciti di allerta, aggiunti alle “profezie” di politici e scienziati in questo ultimo ventennio. Come le pestilenze dei tempi antichi arrivavano a rimorchio del male dell’uomo: le guerre, le invasioni; come “la Spagnola” venne in seguito “all’inutile strage” della Grande Guerra, oggi la globalizzazione e la guerra economica.
Noi siamo stati “impreparati”, lo siamo ancora, forse. Ma ritorniamo alla riflessione iniziale: ripartiamo dall’uomo che deve abbandonare il male e affidarsi davvero al Signore, per il bene su questa terra.