“La testa e la pancia” di Silvio Bolloli
Può forse apparire eccessivo questo titolo, e io stesso sono stato combattuto prima di proporlo al direttore, ma, a ben pensarci, non riesco veramente a trovare migliore espressione per poter definire quello che sta accadendo al calcio professionistico italiano – segnatamente alla Serie A e alla C – rispetto alle mie personali convinzioni.
Partiamo da un presupposto: ogni competizione sportiva che non sia in grado di terminare alla naturale scadenza può evolvere in due possibili soluzioni. O termina, cristallizzando le classifiche al momento dell’imprevista interruzione, oppure si conclude senza vincitori né vinti rimandando la disputa alla futura edizione. Questo è ciò che accade un po’ in tutti gli altri sport ma, signore e signori, non nel calcio (leggi anche Il calcio degli squilibri tra presente e futuro).
Eh sì, perché in nome del mantenimento di uno spettacolo che frutta molti miliardi (di Euro) tuttavia destinati a finire solo in poche tasche (principalmente quelle degli stessi calciatori, dal momento che sia per le società che per i grandi network televisivi è più una questione di dare/avere), trovo veramente assurda la decisione di voler a tutti i costi sfruttare la stagione estiva al fine di poter forzatamente terminare le contese.
Infatti, in questa frenetica ricerca di portare a termine ciò che è stato interrotto per ben tre mesi (che, alla resa dei conti, saranno pressoché quattro) nessuno sta pensando a sufficienza a quello che accadrà l’anno prossimo, con un campionato destinato a iniziare praticamente in coda all’altro con un tempo per il riposo dei calciatori pressoché risibile e in totale assenza della consueta preparazione estiva.
D’altro canto non è neppure ipotizzabile un significativo slittamento della ventura stagione poiché, al suo termine, sono previsti i Campionati Europei di calcio che quest’estate sono passati in cavalleria proprio a causa del Covid-19. Ecco quindi che per i giocatori si prospetta un incredibile tour de force di oltre dodici mesi consecutivi, con pause pressoché inesistenti ed una preparazione assolutamente inadeguata vista la sospensione di tutti gli allenamenti proprio nel periodo del lockdown. Ne vale la pena?
Onestamente penso di no, così come non credo che sia veramente decoubertiniano far terminare la Serie C con promozioni e retrocessioni d’ufficio e play-off che tengono conto di classifiche congelate al momento della sospensione e, quel che rende il tutto più ridicolo, con facoltà delle singole squadre di parteciparvi o meno tenuto conto del fatto che alcune società hanno già dichiarato che non ci staranno. Che bello vedere i giocatori a correre dietro al pallone, ma che brutto tutto ciò che (molto spesso) sta dietro le quinte…