Centro italiano femminile
Il Centro Italiano Femminile, giusto un anno fa, ha osservato le disposizioni dettate dall’emergenza sanitaria, imposte dalla pandemia. Ha annullato gli incontri di presenza, gli eventi programmati, le iniziative che in qualche modo e su tematiche dell’attualità portano l’Associazione a contatto con l’opinione pubblica: il cosiddetto tessuto sociale nel quale il Cif, da sempre, opera e si confronta.
Frequenti appuntamenti su piattaforme, videoconferenze, hanno mantenuto vivi contatti tra i diversi Cif a livello nazionale al fine di tenere ben saldi i legami associativi.
Se pensiamo al vissuto storico della nostra Associazione, affermiamo ancora una volta e orgogliosamente che essa si è inserita tra le forme democratiche verso cui – nell’immediato dopoguerra – si avviava il Paese per “rimettersi in piedi”, consapevole dell’immane fatica cui andava incontro ma forte di quella umana speranza – dettata dalla Fede – che l’aiutò a compiere i primi passi tra le rovine materiali e morali. Sono trascorsi più di settantacinque anni e, come allora, ci dovremo “rimettere in piedi” al termine (ci auguriamo presto) di questa terribile esperienza pandemica.
E come allora, il Cif si propone di “interessare la donna ed aiutarla nella soluzione delle problematiche femminili, di prepararla ed assisterla nell’adempimento dei suoi doveri sociali e civili (Bollettino Cif n. 1)”.
Come allora, noi donne muoviamo i nostri passi (con tante difficoltà) per la gestione del lavoro da remoto, la didattica a distanza alternata dei figli, le mascherine, i distanziamenti…tra macerie morali dovute al “crollo” di valori e principi fondanti per la nostra vita civile. Stiamo assistendo pressoché impotenti ad un degrado, non solo ambientale, soprattutto valoriale, al venir meno del rispetto della dignità della donna, alla violenza e ai femminicidi ai quali non vorremmo abituarci…
Oltre settantacinque anni fa il Cif faceva appello: «Alla madre di famiglia e alla donna di casa che possono esercitare la loro benefica influenza sociale anche senza abbandonare i compiti domestici». Oggi diremmo nei rapporti con il coniuge senza troppo seguire le mode correnti, nell’educazione dei figli senza sempre delegare, nella cura degli anziani con infinita pazienza e sacrificio.
Faceva appello: «Alla intellettuale, alla professionista, all’impiegata, all’operaia, alla contadina, forze operanti nel mondo del lavoro. Alla giovane che con generoso impulso verso ogni rinnovamento nel bene reca tesori di fresche energie; a tutte le donne che intendono apportare all’opera comune il contributo cristiano di esperienza, di consiglio, di impegno».
Anche oggi il Centro Italiano Femminile – nel mese in cui ha aperto le iscrizioni per il rinnovo della Carta di adesione – si rivolge alle donne della nostra società e del nostro tempo per sollecitare in loro una qualificata partecipazione ai nuovi compiti civili che il cambiamento epocale legato – ci auguriamo – alla “rinascita” imporrà, nella certezza che il Covid non ferma il Cif, la sua storia, la sua tradizione, la sua presenza nel tessuto sociale; anzi la rinnova chiedendo a tutte impegno, coraggio e speranza.
Rosa Mazzarello Fenu