Pastorale sociale e del lavoro
Siamo ritornati dalla Settimana Sociale dei Cattolici in Italia realizzata a Taranto con nel cuore tante storie di sofferenza, causa un lavoro irrispettoso della vita delle persone e della salute dell’ambiente, ma anche con la consapevolezza, grazie ad esperienze concrete ascoltate e viste, che la realtà può essere ben diversa. Per questo le ultime – ennesime – tragedie e i recenti tremendi dati presentati dagli organismi competenti provocano in noi, più che mai, sconcerto, tristezza e condanna. Quarantaquattro morti sul lavoro in Piemonte e tre in Valle d’Aosta nell’ultimo anno. Almeno tre al mese.
Una strage silenziosa che si ripete nei cantieri e nelle fabbriche. Torino con 15 vittime è la provincia che ha il numero maggiore di decessi sul lavoro. A seguire Cuneo con 13, poi Alessandria con 8, Asti con 3, Vercelli con 2 e 1 a Verbania. Di questi, 12 sono agricoltori, 10 sono muratori, 8 gli artigiani. Tra le altre vittime figurano elettricisti, magazzinieri, taglialegna e autotrasportatori.
Le cause sono tante. Tra queste le agevolazioni del superbonus che fanno crescere la mole di lavoro, generando una fretta che sappiamo “cattiva consigliera” agli imprenditori. Un provvedimento per fare ripartire l’edilizia, ma che, nella realtà, ha trovato molte ditte non preparate sia dal punto di vista della forza lavoro, con operai spesso non contrattualizzati e non specializzati, sia dalla carenza del materiale, come i ponteggi. Complice la fretta di ripartire, cercando di ammortizzare le perdite avute durante la pandemia, spesso si lavora in luoghi però poco sicuri, in cui la data di consegna prevale su tutto.
Tornano, poi, ad aumentare le denunce di malattia professionale protocollate dall’Inail, dopo un 2020 condizionato fortemente dalla pandemia con denunce in costante diminuzione nel confronto con gli anni precedenti. Nello specifico, i casi di malattia professionale protocollati dall’Inail sono 36.496, 8.735 in più rispetto allo stesso periodo del 2020 (+31,5%). Alle famiglie colpite da queste morti tragiche e ai feriti per il lavoro va tutta la nostra vicinanza fatta di preghiera e di solidarietà. E questa si traduce in un rinnovato impegno per un lavoro “libero, creativo, partecipativo e solidale”, a partire dal Vangelo, dai principi della Dottrina Sociale della Chiesa e dalla nostra Carta Costituzionale.
Proprio quest’ultima ci ricorda, fin dal suo primo articolo, che il lavoro deve essere un bene fruibile per tutti, per generare e garantire vita e prosperità e mai morte e malattie invalidanti. Tante realtà produttive nel nostro territorio ci testimoniano quanto sia importante l’impegno comune delle categorie e delle istituzioni nel costruire insieme una politica ed un’economia in grado di stimolare al massimo le attuali dinamiche industriali nel rispetto della dignità della persona e nel perseguire il buon sviluppo di una regione. Per tanti imprenditori la responsabilità sociale ed ambientale delle imprese è ricerca quotidiana e continua. Vogliamo sforzarci, a partire dagli impegni assunti a Taranto, a “fare Rete”, a ricostruire un’Alleanza tra tutte le forze coinvolte nel mondo del lavoro, nella consapevolezza che la sicurezza va garantita, organizzata (non solo per legge) attraverso la negoziazione, la creazione di regole condivise che fanno del luogo di lavoro il luogo massimo di partecipazione e di espressione della creatività, d’ingegno, cercando il modo migliore per non soffrire o morire.
In questo Natale non manchi nelle nostre Chiese locali la preghiera per coloro che a seguito di incidenti sul lavoro sono rimasti invalidi, per i morti sul lavoro, per chi ha perso il lavoro oppure vive un lavoro “povero” perché non permette una vita decente per sé e la propria famiglia. A tutte e a tutti, ma soprattutto a queste famiglie e a queste persone, i nostri più sinceri auguri buon anno nuovo.
monsignor Marco Arnolfo
vescovo delegato Cep per la pastorale Sociale e del Lavoro
don Flavio Luciano
responsabile regionale della pastorale Sociale e del Lavoro