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«La nostra Breast unit, promessa mantenuta»

Parla Carlo Vecchio, responsabile di senologia chirurgica

Con il dottor Carlo Vecchio (nella foto), responsabile di Senologia chirurgica dell’Ospedale di Alessandria e con radici familiari a Oviglio, ci siamo incontrati per la prima volta nel mese di ottobre del 2020. Con lui, ai tempi, avevamo affrontato il tema, ancora “nuovo”, della Breast unit ad Alessandria: una squadra di professionisti, affiatati e competenti, che possa affrontare e guarire il tumore alla mammella giocandosela “alla pari” con i più importanti e qualificati Istituti oncologici. La “promessa” per le donne alessandrine era quella di non doversi rivolgere altrove per trovare una cura qualificata e rassicurante. Da ottobre 2020 a oggi è passato un anno e mezzo: ora ci sembra il momento giusto per chiedere al dottor Vecchio se quella promessa è stata mantenuta.

Dottor Vecchio, qual è la “fotografia” della Breast unit ad Alessandria?

«Siamo partiti molto bene. In un anno siamo riusciti a operare 194 pazienti di neoplasia mammaria, e questo ha permesso di certificare a livello nazionale la nostra Breast unit. Occorre infatti superare i 150 interventi di tumore mammario per avere la qualifica di “Breast Unit”».

Non è solo una questione di qualifica, però…

«No, non è sufficiente. Con il gruppo di professionisti dei vari reparti che si occupano di tumore alla mammella abbiamo creato un percorso ben preciso per una donna affetta da patologia tumorale. Partendo dalla senologia radiologica, per arrivare alla senologia clinica e chirurgica, fino alla possibilità di usufruire all’interno dell’ospedale della chirurgia plastica ricostruttiva, dell’oncologia, della medicina nucleare, dell’anatomia patologica, della radioterapia, della fisioterapia e della struttura di psicologia. Per quest’ultima, è iniziato il percorso a gruppi ristretti di pazienti che sentivano l’esigenza di interfacciarsi, con la psicologa e tra di loro, per affrontare il periodo di pre e post intervento anche da un punto di vista psicologico. Noi riusciamo a seguire la paziente a tutto tondo: diamo massima tranquillità e sicurezza nel percorso verso la guarigione, comprendendo anche i controlli successivi che la paziente dovrà fare periodicamente nella nostra struttura».

La Breast unit è una squadra composta da “solisti” molto preparati. Come si fa ad armonizzare il lavoro di tutti?

«Ho a che fare con persone di grande capacità ed esperienza, e il fatto di poter dialogare tra di noi su questa patologia ci permette di valutare con serenità ed efficacia le diverse situazioni. Questa è una crescita importante, per noi medici ma anche per l’Ospedale di Alessandria, che sta diventando un istituto a carattere scientifico: la Breast unit è un vantaggio importante. Non solo… grazie al gruppo del dottor Maconi e con la dottoressa Libener abbiamo creato la biobanca per i tumori della mammella, che prima non c’era. Siamo riusciti anche a ottenere un nuovo mammografo, grazie alla Fondazione Uspidalet, e ad avere il “Vabb”, un’apparecchiatura radiologica che ci permette di fare biopsie su tumori molto piccoli. In più, ci sono due nuove assunzioni per la senologia chirurgica. E, nonostante la pandemia, riusciamo a operare le nostre pazienti rispettando il più possibile i tempi giusti di intervento, senza dover imporre ritardi dovuti al Covid».

Quindi, dottor Vecchio, possiamo dire che non c’è più bisogno di andare altrove, per farsi curare come si deve…

«Direi proprio di sì (sorride), siamo all’altezza di altre realtà più blasonate, e di questo dobbiamo ringraziare la competenza di chi già ci lavorava, ed era già molto bravo, e di chi mi ha dato la possibilità di creare la Breast unit. Nata anche grazie alle esperienze e ai numeri maturati nel corso della mia lunga attività professionale, che volentieri ho portato in dote all’Azienda ospedaliera alessandrina. Ma, soprattutto, in dote a un territorio a cui sono legato per motivi familiari e affettivi».

Andrea Antonuccio

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