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Da Forlì a Roma, una vita martoriata ma al servizio del Padre Celeste

Clelia Cleopatra Maria Merloni nacque a Forlì il 10 marzo 1861, figlia di Gioacchino Merloni e Maria Teresa Brandinelli. A ventidue anni entrò tra le Figlie di Nostra Signora della Neve, ma dovette uscirne per motivi di salute prima ancora dei voti temporanei. Dopo un’esperienza a Genova come direttrice di un orfanotrofio, entrò in contatto con le Figlie della Divina Provvidenza, fondate da san Luigi Guanella. Nel 1893 fu nuovamente colpita dalla tubercolosi: mentre era giudicata in fin di vita, capì che Dio voleva da lei un’opera dedicata al Sacro Cuore di Gesù. Nel 1894, insieme con una una compagna, si diresse a Viareggio, dove mossero i primi passi le suore Apostole del Sacro Cuore. Finita in miseria a causa dell’amministratore dei beni ereditati dal padre, Clelia, ormai Madre fondatrice, fu aiutata dal Beato Giovanni Battista Scalabrini, vescovo di Piacenza e fondatore dei Missionari di SanCarlo, che stava per creare un’analoga istituzione femminile. Il 10 giugno 1900, il vescovo approvò le Costituzioni delle Apostole Missionarie del Sacro Cuore, come vennero a chiamarsi. A causa di numerosi contrasti e di calunnie, mentre la fusione con la comunità fondata da monsignor Scalabrini non riuscì, madre Clelia fu inizialmente esautorata dal ruolo di superiora generale, poi scelse lei stessa di farsi da parte, domandando la dispensa dai voti. Da allora, per lei cominciò un vero e proprio esodo, vissuto appoggiandosi solo sull’amore del Cuore di Gesù. Ormai anziana e malata, ottenne di essere riaccolta nell’istituto da lei fondato che, intanto, aveva preso il nome di Zelatrici del Sacro Cuore (nel 1968 ha ripreso il nome originario). Si spense nella Casa generalizia, a Roma, il 21 novembre 1930. I suoi resti mortali sono venerati nella chiesa annessa alla casa generalizia delle Apostole del Sacro Cuore a Roma, in via Germano Sommeiller 38.

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