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Thomas Stearns Eliot

La vita non ci appartiene

Il punto di vista

Preziosi consigli sul valore dalla bellezza

Penso a una frase dello scrittore Thomas Stearns Eliot (1888-1965) che è come una preghiera: «Fare le cose utili, dire le cose coraggiose, contemplare le cose belle: ecco quanto basta per la vita di un uomo».
Sono pensieri che inducono a riflettere… Fare le cose utili… significa in pratica eliminare o ridurre quelle superflue che servono a complicare la vita. Saper discernere tra l’utile e l’inutile è questione di saggezza che forse si acquista più nella maturità perché si diventa maggiormente consapevoli delle proprie forze fisiche e spirituali. In famiglia è utile agire per il bene di tutti e compiere il proprio dovere di madre, padre, sorella o fratello, anche con sacrificio. Nelle relazioni sociali con il prossimo occorre essere attenti per capire che cosa è utile fare. Compiere opere di misericordia corporale e spirituale è un aiuto per gli altri, ma anche per sé stessi. Dire le cose coraggiose… Tramite i mass-media, privatamente o in pubblico, guardando negli occhi l’altro o gli altri, anche sapendo di andare controcorrente. La storia passata e presente indica coraggiosi testimoni che propongono o riportano nella società valori e ideali dimenticati. Tanti sono gli esempi. Affermare che la vita non ci appartiene e va accettata dall’inizio alla fine senza stravolgerla.

No: ai divorzi, all’aborto, all’eutanasia, alle pratiche innaturali di procreazione, alle unioni con matrimonio tra persone dello stesso sesso e adozione di figli, a tutte le droghe leggere o pesanti, allo sfruttamento di persone deboli che non sanno difendere i propri diritti per un giusto salario e per decenti orari di lavoro, alla pornografia, agli abusi sessuali, ai femminicidi, alle violenze su persone disabili… Sì: alla solidarietà e all’accettazione nelle comunità delle persone che vengono da Paesi lontani in guerra o con governi dispotici che hanno sofferto fame, ingiustizie, soprusi di vario genere, all’amore per il prossimo vicino e lontano, all’aiuto concreto a persone che hanno sbagliato, scontato la loro pena nel carcere e vogliono cambiare vita. Da ricordare: “Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno” (Matteo 5-37). Contemplare le cose belle… Abbracciare il bello che è nel mondo, nella natura, nelle persone. La bellezza ci avvicina a Dio Creatore, ci consola, ci rende buoni, ci rende felici e capaci di diffondere il bene.
Chiudere gli occhi e lasciarsi sprofondare nella pace, nell’incanto dell’attimo fuggente, ma che può ritornare… C’è bisogno urgente di bellezza in questa valle di lacrime. C’è bisogno di guardarla, toccarla, comunicarla perché la condivisione può aiutare anime sofferenti. Contemplare è ringraziare in ogni momento e riconoscere che la nostra piccolezza umana si unisce alla grandezza divina in un legame che non ha mai fine. Tutti in Uno e Uno in tutti!

Adriana Verardi Savorelli

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