“La testa e la pancia” di Silvio Bolloli
Alcuni giorni fa, meditando tra me e me, pensavo a quanto sia stata straordinaria, irripetibile per certi versi, questa estate 2021 per le mie passioni sportive. D’accordo, non sono interista anche se – con un po’ di sano spirito decoubertiniano – non mi è spiaciuto che i nerazzurri, peraltro in un momento di grave crisi societaria, avessero spezzato l’egemonia dei colori bianconeri che forse stava cominciando ad annoiare un po’.
Ma il ritorno dell’Alessandra in Serie B dopo quarantasei anni e il titolo europeo vinto dalla Nazionale Italiana di Roberto Mancini, addirittura dopo cinquantatre, hanno prodotto l’inconfondibile eco di quei traguardi storici che si racconteranno ai figli se non ai nipoti. E poi un altro traguardo – sarebbe meglio dire un doppio traguardo – ancor più inaspettato degli altri, ha stupito tutti con gli incredibili successi olimpici italiani nei 100 metri piani (una specialità in cui, a quei livelli, siamo sempre stati a dir poco alieni) e nel salto in alto maschile.
La vera col mozione, però, me l’ha donata l’abbraccio tra Jacobs e Tamberi avvolti dalla bandiera Tricolore. Sarò sincero: non so quanto l’atleta marchigiano e l’iper tatuato velocista figlio di mamma italiana e di papà americano conoscessero del Tricolore, della sua storia, delle lacrime e del sangue che dal tempo del Risorgimento ad oggi si sono versate su quella Bandiera e per quel vessillo ma il gesto, forse ingenuo nella sua spontaneità, ha avuto uno straordinario valore di riscatto e di orgoglio di una Nazione che dai suoi figli migliori deve trarre le giuste energie per ripartire in tutti i campi. E, magari, riprendere, nel mondo, la posizione che le spetta.
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