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Grigi, la B e un sogno lungo 46 anni

Una città in festa dopo la vittoria sul Padova

Forse a qualcuno capita ancora adesso. Di svegliarsi e pensare che è stato tutto un sogno, lungo come i 46 anni passati dall’ultimo anno in cui lo stemma dell’Alessandria calcio è stato associato a quello della Serie B. Invece la realtà ha superato la fantasia, con Matteo Rubin che calcia il primo rigore della sua carriera da professionista nel momento più importante e difficile. Perché non sono bastati 210 minuti a decretare chi tra Padova e Alessandria meritasse di salire di categoria e alzi la mano chi, allo stadio o sul divano di casa, non ha pensato al fatto che la dea bendata potesse girarci di nuovo le spalle.

Troppe le delusioni, troppi gli anni in cui intere generazioni di tifosi hanno conosciuto la B solo per averla sentita raccontare da parenti o amici. In una data che era stata funesta (nel 2017 il ko di Firenze con il Parma, dopo il finale sciagurato di un campionato buttato via, con il fantasma di Tivoli a oscurare le notti di tanti tifosi), al contrario, i Grigi ribaltano il destino e centrano un obiettivo che il presidente Di Masi aveva dichiarato al suo arrivo otto anni fa – «portare i grigi sul podio del calcio piemontese» – e confermato pubblicamente la scorsa estate. Promesse mantenute, non senza affanni (come da vera tradizione grigia), in una stagione iniziata non in linea con le aspettative.

Un “intoppo” che Di Masi e il ds Fabio Artico sono stati bravi a superare grazie alla scelta di un allenatore, Moreno Longo, capace di far svoltare non solo dal punto di vista tattico e organizzativo, ma prima di tutto mentale, l’intero gruppo. Arrivato con un progetto a lungo termine (scadenza 2023), il tecnico è riuscito a centrare l’obiettivo battendo in finale playoff la «formazione più attrezzata per andare in B» (parole sue) dopo un girone di ritorno semplicemente perfetto e in cui, fino al rigore di Rubin, restava il rammarico di essere arrivati allo scontro decisivo di Como con la squadra alle prese con il Covid.

Proprio da Longo si ripartirà per costruire una squadra in grado di dire la sua anche in una serie in cui, per dirla con le parole di Di Masi, «saranno tutte finali». Perché il futuro è già adesso e perdere tempo non è possibile. Ancora per qualche giorno, però, è giusto pensare a quanto accaduto.

A un Moccagatta pieno di gente e coriandoli. A piazza Marconi e piazza Garibaldi invase come non accadeva da un altro rigore famoso di un rigorista quasi per caso come Fabio Grosso, nell’estate mondiale del 2006. Alle vie della città gremite per accompagnare e abbracciare il giro d’onore di un gruppo di calciatori capace di regalare un sogno. No, dopo 46 anni aspettate a svegliarci…

Marina Feola

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