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Per noi questo era davvero l’anno buono

La giornalista di Voce

Marina Feola, firma della nostra pagina sportiva, segue l’Alessandria da una vita. Giovedì, il giorno della finale di ritorno con il Padova, era allo stadio a sostenere i Grigi, come sempre.

Marina, da quanto tempo segui l’Alessandria Calcio?

«Praticamente da sempre, quella del tifo “Grigio” è un’atmosfera che ho sempre respirato, guidata da mio fratello Marcello. Ho cominciato ad andare allo stadio a 12 o 13 anni con gli amici e con mio fratello, poi la mia passione è continuata e mi ha portato a scrivere dei Grigi per La Voce Alessandrina».

Passiamo alla finale. Da Padova l’impressione è che si sia perso contro una squadra meno forte. Stagione fallimentare per i patavini?

«Sicuramente in casa Padova c’è grande delusione, simile alla nostra quattro anni fa. Nessuno come i tifosi dell’Alessandria sa cosa vuol dire. Recuperata la lucidità e ragionando a mente fredda, forse potevano gestire meglio il campionato, visto che da alcuni erano additati come addirittura la squadra più forte della Serie C, e tutti la consideravano tra le più accreditate per salire di categoria. Quando arrivi a giocartela ai rigori però la fortuna incide. In una finale tirata spesso è quel pizzico di fortuna che conta. La favola di Rubin, che ha calciato il primo rigore della sua carriera e lo ha segnato nel momento più decisivo, fa parte di tutto ciò: questo forse era davvero l’anno buono per l’Alessandria, e non per il Padova».

Che emozioni hai provato appena dopo il rigore di Rubin?

«La prima reazione è stata un’incredulità totale: nell’euforia ho abbracciato chiunque avevo vicino. Il calcio poi fa sì che oltre al risultato calcistico ci sia la bellezza della condivisione delle emozioni, che ti porta anche a ricordarti dopo anni quella partita vista con gli amici di sempre o quella particolare situazione. Altre volte avevo condiviso la delusione, stavolta ho esultato. I tifosi con qualche anno in più si ricordano dell’Alessandria in B e qualcuno anche dei Grigi in Serie A: posso immaginare che gioia possano aver provato loro. Ma anche le leve più giovani che non hanno mai visto la squadra in Serie B, hanno avuto tante motivazioni per esultare. Negli anni non sempre la società è stata seria come in questo caso: prima o poi, con una società così solida, questa promozione doveva arrivare».

Quanto è stato importante mister Longo nel risultato ottenuto?

«Voto 10 a mister Longo: ha dato mentalità e una convinzione differente alla squadra, alcuni giocatori prima poco coinvolti hanno avuto una spinta in più. Abbiamo avuto dei casi di Covid a fine campionato, proprio primo della gara con il Como, non dimentichiamolo: avremmo potuto salire già in regular season».

Qual è stato l’uomo-promozione per quanto riguarda i giocatori?

«Per quanto riguarda i calciatori, non vorrei essere banale, ma direi che il gruppo è stato fondamentale, tutti si sono sentiti coinvolti, anche quelli che hanno giocato meno (l’esempio è Rubin, che entra nel momento decisivo e segna nel momento decisivo). Nella finale poi Pisseri è stato il giocatore migliore, chi avesse segnato per primo avrebbe probabilmente portato a casa l’incontro, e le sue parate sono state fondamentali. Una menzione speciale, per quanto riguarda la società invece, va ad Artico: ha costruito lui la squadra, e lo ha fatto molto bene».

Sarà capace l’Alessandria di non tornare indietro, guadagnandosi la salvezza in Serie B?

«Affrontare il campionato di Serie B sarà complicato: il salto di categoria richiede un cambio strutturale importante, anche perché la Serie B 2021/2022 è quasi una “A2” per il blasone delle squadre che vi parteciperanno. Conoscendo la passione del presidente, si punterà sempre in alto: l’obiettivo non sarà di sicuro quello di tornare indietro. I Grigi credo saranno pronti ai nastri di partenza».

Marco Lovisolo

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