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Il Vaticano, il Ddl Zan e la trave

L’Editoriale di Andrea Antonuccio

Care lettrici, cari lettori,

apriamo questo numero di Voce con lo scoop del Corriere della Sera, che per primo ha rivelato il contenuto della nota sul Ddl Zan consegnata il 17 giugno all’ambasciata italiana presso la Santa Sede, a firma del Segretario vaticano per i rapporti con gli Stati monsignor Paul Richard Gallagher. La notizia è tosta: per la prima volta nella storia repubblicana (per quanto ne sappiamo noi), il Vaticano interviene per via diplomatica nell’attività legislativa del nostro Paese, in nome del Concordato tra Stato e Chiesa.

Nell’articolo che trovate qui accanto cerchiamo di raccontarvi quello che è accaduto, riportando le osservazioni della Santa Sede sul Ddl Zan e le reazioni della politica italiana. In primis, le dichiarazioni rilasciate in Senato dal premier Mario Draghi. La nota del Vaticano non era certamente destinata a essere diffusa e pubblicata (in passato, quasi certamente, queste “osservazioni” sono state recapitate, con maggior riservatezza, da una sponda all’altra del Tevere).

Qualche “gola profonda” (in Vaticano? A Palazzo Chigi?) ha fotocopiato il documento e lo ha inviato al Corriere della Sera. Faccio due considerazioni, a caldo. La prima in realtà è una domanda: la nota della Santa Sede è stata davvero opportuna? A me sembra che abbia rinvigorito un sentimento anticattolico, che purtroppo cova da decenni, e di cui dovremmo prendere consapevolezza, invece di rifugiarci nella comoda formula del «mondo che ci odia».

Seconda considerazione: perché il Vaticano (a parte papa Francesco) è considerato solitamente come un covo di malaffare, governato da preti sporcaccioni che vogliono imporre una morale che loro stessi, per primi, non osservano? Insomma, possiamo ancora dire che la colpa è degli altri, e che il Vaticano «fa bene a dire la sua»? Concedetemi il beneficio del dubbio. Proviamo a rimuovere prima la trave, e poi la pagliuzza?

Andrea Antonuccio
direttore@lavocealessandrina.it

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