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Al via “L’Abbecedario dello studente”

Collegio Santa Chiara

«Il percorso formativo di collegio di quest’anno prende spunto dall’abbecedario che ritroviamo nella favola di Pinocchio, riletta però da Franco Nembrini nel suo testo “Le avventure di Pinocchio”: potremmo definire il libro di Nembrini come una rilettura in chiave cristiana della racconto di Pinocchio di Carlo Collodi». Così la direttrice del Santa Chiara, Carlotta Testa, ci presenta quello che l’equipe educativa ha pensato per i suoi studenti. Vediamo di cosa si tratta e cosa vuole trasmettere ai ragazzi.

Carlotta, perché questo titolo, “l’Abbecedario per lo studente”?

«L’Abbecedario è lo strumento che i ragazzi usavano per poter andare a scuola, cioè per essere introdotti nella vita reale sotto la guida di un maestro. Il titolo del nostro percorso si collega a quest’idea, cioè quella di fornire uno strumento (rappresentato dagli incontri), che permetta ai nostri studenti di leggere la realtà, la propria e quella della comunità in cui vivono».

Ci racconteresti che argomenti desiderate affrontare e che relatori avete scelto?

«Nello stendere il programma, la nostra decisione è stata quella di affrontare alcuni temi che toccano da vicino la vita dei giovani d’oggi che per noi sono più importanti. La prima serata, che si è svolta mercoledì 12 ottobre, è stata di conoscenza reciproca, attraverso delle tecniche teatrali: un momento per mettersi in gioco in maniera dinamica, in prima persona, con l’aiuto di un esperto di teatro».

E negli altri?

«Nel secondo incontro racconteremo il perché di questo titolo: me la immagino come la consegna dell’abbecedario ai nostri ragazzi. Consegnare questo strumento implica che poi ogni studente dovrà decidere se vorrà utilizzarlo, ovvero se fare questo cammino insieme agli altri. Nel terzo appuntamento, centrale sarà la domanda “da dove vengo”: è un momento pensato per interrogarsi sulle proprie origini (chi siamo noi uomini e come mai siamo al mondo?). Mercoledì 11 gennaio sarà dedicato ad approfondire come vivo il presente, qui e ora: cercheremo di affrontare il tema del procrastinare, problematica frequente nella vita dei giovani. Discuteremo poi il tema della ribellione, vista come un rifiuto della realtà: qualcosa che rifiuto di accettare nella mia vita e a cui mi ribello. Ma la ribellione è anche un modo per esternare quello che sento: cercheremo di farci raccontare dai ragazzi se hanno vissuto delle esperienze del genere e come le hanno affrontate. Abbiamo anche una serata di testimonianza, intitolata “L’uomo tre mestieri”. Il direttore di “La Voce Alessandrina”, Andrea Antonuccio, ci racconterà la sua esperienza: non voglio rivelare in anteprima nulla, ma sarà sicuramente molto interessante perché tiene dentro tanti aspetti lavorativi e personali della sua vita. Poi ci sarà un incontro sul tema della libertà: come posso fare un’esperienza di consapevolezza della libertà nella mia vita? Concluderemo con uno sguardo a questo cammino: come abbiamo usato questo strumento che ci è stato consegnato all’inizio? Questo vuole essere l’incontro di raccolta e di conclusione del percorso».

Che cosa vorresti trasmettere agli studenti con questo percorso? Cosa vorresti che si portassero a casa?

«L’abbecedario, oltre ad essere uno strumento di ingresso nella realtà come dicevo prima, ha un aspetto importantissimo: il suo luogo di utilizzo è la scuola, dove ci sono più persone riunite insieme che, sotto la guida di un maestro, fanno un cammino di approfondimento, di scambio, di formazione. Io credo che, al di là delle singole tematiche, sia fondamentale per noi accompagnare i ragazzi a dotarsi di strumenti di lettura della realtà che possano essere utili per la loro vita ma fare anche un lavoro di insieme, di comunione, che ci consenta anche di sperimentare come la vita in collegio, la vita di una comunità, è a supporto della mia esperienza personale. Non sono solo ma accompagnato: faccio un tratto di cammino insieme ad altri. Questa è una ricchezza per la mia esperienza: quindi per noi non sono importanti soltanto i singoli temi ma proprio l’entrare dentro alcuni contenuti che noi proponiamo insieme, come comunità. Quello che verrà fuori non lo sappiamo: speriamo che sia bello e che i ragazzi si facciano coinvolgere. Io vorrei trasmettere loro che il poter fare un percorso del genere tra di loro e con una equipe educativa è di fatto una ricchezza. Molte volte ho pensato che se negli anni della mia gioventù, avessi avuto l’opportunità di sedermi e di parlare di quello che vivo e delle domande che ho nel cuore con un gruppo di persone che in qualche modo vive e condivide la vita con me, ne avrei tratto davvero un grande valore aggiunto per la mia vita».

Zelia Pastore

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