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Sinodalità ecclesiale “a responsabilità limitata”

La recensione

L’autore è un cardinale, la casa editrice è la Libreria Editrice Vaticana: non ci possono essere quindi preventivi sospetti di eresia circa le innovative tesi che fin dal titolo s’intuiscono in Sinodalità ecclesiale “a responsabilità limitata” o dal consultivo al deliberativo (pp 115, euro 15), pubblicato nei mesi scorsi da Francesco Coccopalmerio, Presidente emerito del già Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi.
I ragionamenti dettagliati e articolati del libro vengono dipanati in dialogo con il sacerdote dehoniano e giornalista Lorenzo Prezzi, rendendo così accessibile l’argomentazione fondata sul diritto canonico anche ai non addetti ai lavori, purché muniti di buona volontà nel percorrere l’analisi.

Questa prende le mosse dal commento al canone 212 §§ 2-3 del Codice di diritto canonico, che recita: «I fedeli sono liberi di manifestare ai Pastori della Chiesa le proprie necessità, soprattutto spirituali, e i propri desideri. In modo proporzionato alla scienza, alla competenza e al prestigio di cui godono, essi hanno il diritto, e anzi talvolta anche il dovere, di manifestare ai sacri Pastori il loro pensiero su ciò che riguarda il bene della Chiesa; e di renderlo noto agli altri fedeli, salva restando l’integrità della fede e dei costumi e il rispetto verso i Pastori, tenendo inoltre presente l’utilità comune e la dignità delle persone».

Da ciò deriva il diritto dei fedeli «di ricevere le condizioni necessarie o almeno utili per compiere l’attività stessa o per compierla in modo ottimale» (p. 29). Occorre però prestare attenzione a non assimilare la comunità ecclesiale a un parlamento poiché nella maggioranza dei voti «deve essere contenuto il voto concorde del pastore, da lui liberamente espresso nella sua qualità di capo. Non esiste maggioranza senza il voto del pastore» (p. 41).

Come regolarsi in caso di contrasti? Il pastore dovrebbe dire: «Cari fedeli, mi avete offerto i vostri consigli, che io, in coscienza, davanti al Signore, non ritengo siano concordi con il suo pensiero, cosicché, per tale motivo, non posso accettarli. E, allora, dobbiamo fermarci. Io mi astengo dall’assumere una decisione non seguendo i vostri consigli. Io e voi dobbiamo continuare a discernere insieme, finché saremo arrivati a trovare un pensiero condiviso» (p. 48). Così in pratica si giunge a un «soggetto comunionale deliberante» (p. 58) in cui si verifica la sinodalità ecclesiale, che è «comunione di pastori e fedeli nel compiere la stessa attività di ricercare, conoscere, decidere in ordine al bene della Chiesa» (p. 13).

La proposta del cardinale Coccopalmerio, qui riassunta nella sua essenzialità, naturalmente richiede approfondimenti per essere intesa e implementata nelle prassi ecclesiali ai vari livelli, ricordando che la Chiesa non è né una democrazia né una dittatura ma è una comunione. Come illustrò Benedetto XVI nel 2011 ai cattolici tedeschi: «Non si tratta qui di trovare una nuova tattica per rilanciare la Chiesa. Si tratta piuttosto di deporre tutto ciò che è soltanto tattica e di cercare la piena sincerità, che non trascura né reprime alcunché della verità del nostro oggi, ma realizza la fede pienamente nell’oggi vivendola, appunto, totalmente nella sobrietà dell’oggi, portandola alla sua piena identità, togliendo da essa ciò che solo apparentemente è fede, ma in verità è convenzione ed abitudine».

don Fabrizio Casazza

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