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Francesca Montaiuti

“Mi ricordo…” di Flavio Ambrosetti

Francesca Montaiuti è il soggetto di un ricordo davvero atipico e speciale. Poco interessano i dati biografici ma è preferibile approfondire, con ricordi, la sua personalità. Nata a Ovada si laurea alla facoltà di Magistero, a Genova, in Filosofia e Pedagogia. I miei ricordi sono collegati, in gran parte, al mondo della scuola e del volontariato.

Francesca è, in primo tempo, docente di Filosofia e Pedagogia al legalmente riconosciuto Santa Caterina della Madri Pie di Ovada; quindi ad Acqui Terme allo Scientifico di Stato, dopo pochi anni torna ad Ovada nello Scientifico di Stato. La mia conoscenza deriva dal fatto di essere stato suo collega di insegnamento delle stesse discipline: lei nel corso A, io nel B. Provengo, dato comune, da un Istituto non statale l’Arecco di Genova diretto dai Gesuiti, ai quali, esprimo stima e riconoscenza.

Torno al ricordo di Francesca: si dedica con zelo alle attività didattiche e anche alle gite scolastiche in qualità di accompagnatrice. Mi ricordo che, come accompagnatori, siamo andati a Venezia: l’autista un veneziano che preferisce portarci alle isole piccole, tra esse quella di Torcello, circostanza indimenticabile. Ma Francesca ha interessi vari: dapprima il teatro a Genova, e anche la musica classica; in parallelo c’è il volontariato caritativo, la San Vincenzo, che per lei è assistenza ai malati, specie i cronici. Mi ricordo che si recava, più volte, ogni giorno da una vicina di casa immobile a letto. Ma questo non le basta.

Va in pensione con anticipo, la Legge allora lo consente, e vende la casa di via Sant’Antonio e sceglie di vivere in una struttura per lungodegenti di Genova. Ma anche in questa casa, diretta dagli Orionini che hanno vivo il senso della carità nel senso pieno, resta per alcuni anni ma non è a scelta definitiva. Ricordo le sue idee politiche moderate, ma il divario tra Nazioni prospere e le sottosviluppate, dove c’è la morte per fame, diventa un tema per la sua scelta totale.

Lascia l’Europa va in missione prima in Africa, in Costa d’Avorio, paese con risorse del sottosuolo. Poi pensa a un luogo di più marcata povertà: l’India dove assiste i miserabili, sullo stile delle suore di Madre Teresa di Calcutta e di papa Paolo VI con la sua “Populorum Progressio”: il tema del dovere di aiutare i poverissimi è fondamentale. In India contrae malattie e subisce aggressioni di ladri disperati per la miseria. Si impone il ritorno a Genova nella struttura degli Orionini; qui viene assistita amorevolmente fino al decesso.

Per sua volontà il funerale viene officiato nella Cappella dell’Istituto. La salma, alla presenza dei congiunti e dei religiosi, torna a Ovada nella tomba di famiglia. La domenica successiva viene celebrata la Santa Messa nella parrocchia dell’Assunta, a lei cara. Concelebrano sacerdoti ovadesi e due Orionini del San Giorgio di Novi Ligure. Ricordo all’uscita un suo cugino che distribuisce foglietti con breve profilo di Francesca Montaiuti. C’è una frase scritta da lei: «Non coltivare il tuo orticello, apriti alle necessità del mondo». Una figura indimenticabile, per me collega nell’insegnamento e per il volontariato.

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