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Lettere in redazione – Cara Caserma Valfrè…

Egregio direttore,

il mio precedente scritto sull’argomento non ha suscitato commenti da parte delle categorie benpensanti cittadine ed in effetti, un tale disinteresse era prevedibile, dal momento che un pezzo di archeologia militare, la Cittadella, era già stato adottato dal nostro Comune, quindi la Valfrè, ritenuta di minore importanza, poteva essere sacrificata e trasformata come l’adiacente vecchia e gloriosa fabbrica Borsalino. Spero solo che non sia adottata l’idea del signor Marco Bisatti che, sul Piccolo del 25/1/2019, proponeva di costruirvi “un parcheggio multipiano in acciaio”: Sarebbe un bel regalo agli abitanti delle case circostanti che già subiscono l’inquinamento della teoria di automezzi che giornalmente transitano in via Monterotondo, principale accesso dal centro alla zona sud di Alessandria.

Sembra strano ma sul mio balcone, al 2° piano, non riesco a coltivare piante aromatiche (salvia, basilico, rosmarino, timo), perché una patina velenosa nel giro di un mese le rende inutilizzabili e poi le fa seccare. A tutti coloro che non hanno fatto qualche mese di militare, voglio ricordare che cosa la Caserma Valfrè ha rappresentato per questa città, limitandomi alla seconda metà del secolo scorso. Quando il comando era affidato a un Colonnello, la Valfrè ospitava un Reggimento di militari formato da una Compagnia Comando e da tre Battaglioni, ognuno articolato su tre Compagnie di 100 uomini ciascuna: considerando anche i Sottufficiali e gli Ufficiali il tutto rappresentava circa 1.100 militari. Ogni Ufficiale e sottufficiale disponeva di una camera per le proprie esigenze mentre la truppa usufruiva di apposite camerate dotate di servizi igienici adeguati nonché di un reparto docce che, settimanalmente, in un giorno, a turno, provvedeva a ripulire tutta la truppa.

C’erano inoltre un Circolo Ufficiali, un Circolo Sottufficiali e uno Spaccio con locali per la ricreazione dei militari che non andavano in libera uscita: funzionavano un salone con due parrucchieri e i locali dell’Armeria per la custodia di munizioni e armi pesanti da usare nelle esercitazioni esterne. Con gli automezzi in dotazione la Truppa armata e corredata da tende e cucina da campo si trasferiva per alcuni giorni nei territori dei Comuni di Bosio e Voltaggio, per le esercitazioni di carattere tattico (assalti) e per i Tiri con mitragliatrici, mortai e cannoni leggeri: esperienze faticose ma entusiasmanti, specialmente con mezzo metro di neve sul terreno. La Caserma è stata inoltre utilizzata da un Reparto corazzato, per le cui esigenze, dal lato di via Monterotondo, su un basamento di cemento armato, venne sistemata una tettoia (ancora funzionante) dove parcheggiavano oltre 30 cingolati, vera letizia per gli abitanti del circondario quando sferragliavano per le esercitazioni interne e quando tutto il complesso partiva per le manovre o ne rientrava.

Ricordo infine il pensionato Generale Cacciandra che nella Valfrè aveva creato un Circolo Ippico, frequentato dalla allora “gioventù bene” alessandrina. Cara Caserma, spero tanto che il futuro riservi ancora qualche buon utilizzo ai tuoi bei fabbricati.

Carlo Re

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