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Cammino di San Marco esperienza che continua

VESCOVO GUIDO

«Un pellegrinaggio che ti prende la vita e ti tocca nel profondo»

Eccellenza, parliamo del Cammino di San Marco, che si è svolto dal 21 luglio al 7 agosto. Partiamo dall’origine: come le è venuto in mente?
«Mi è venuto in mente dopo aver fatto alcune volte il Cammino di Compostela, averne gustato la bellezza, la profondità, la pregnanza spirituale, qualcosa che ti prende la vita e ti tocca nel profondo. Mi è venuto allora il desiderio di costituire anche in Italia un Cammino che avesse queste caratteristiche. Ho provato la via di San Francesco e altri Cammini, ma non mi hanno convinto: Santiago di Compostela rimaneva comunque una spanna sopra agli altri, soprattutto per l’organizzazione. Ho visto anche che avremmo potuto fare un arrivo migliore di quello di Compostela, e così ho pensato di fare un Cammino che avesse una conclusione suggestiva, attraversasse territori non troppo antropizzati e avesse una caratteristica spirituale marcata».

Lei che cosa si aspettava da questo Cammino?
«Innanzitutto, partendo da Alessandria abbiamo intrapreso un cammino meraviglioso dal punto di vista paesaggistico: albe straordinarie, soprattutto quelle sul Po; e poi il fiume visto da dentro offre squarci stupendi, con la bellezza degli alberi e delle fronde che si rispecchiano sull’acqua, il sole che sorge, lo sciabordio dell’acqua contro la tua imbarcazione… e il silenzio, splendido, i momenti di preghiera insieme con le canoe ravvicinate, l’arrivo a Venezia. E l’ospitalità, davvero inimmaginabile».

Ci può raccontare?
«Associazioni di canottieri, parrocchie e persone singole ci hanno accolto fraternamente. Mi vengono in mente due anziani contadini che ci hanno voluto ospitare offrendoci i loro salumi e i loro vini… è bellissimo vedere questa accoglienza da parte di così tante persone. E poi l’arrivo, straordinario, a Venezia, passando sulle lingue di Pellestrina e Malamocco: poter toccare, nella Basilica, la tomba di San Marco, di cui avevamo meditato il Vangelo ogni giorno, è stato straordinario».

Lei che cosa ha portato a casa, da questo Cammino?
«Che è un Cammino alla portata di tutti, non ha dislivelli o sentieri impervi. E poi è molto, molto bello: si può fare un’esperienza profonda, da condividere e da diffondere. Merita proprio: è qualcosa che rimarrà per tutta la vita. Penso ad Angelo Bosio, che ci ha accompagnato lungo il Po e poi è tornato a casa. Si è chiesto: “Ma che cosa ci faccio qui?”, ed è tornato a fare il pellegrinaggio con noi. Lo trovo commovente…».

E adesso che succede? Lo rifarete?
«L’anno prossimo rifaremo il Cammino, e tutto via fiume, coinvolgendo altre pastorali giovanili e altre diocesi. Nel tempo, confido che sarà possibile percorrerlo autonomamente. Ora non è ancora del tutto strutturato, ma pian piano lo diventerà».

Un aneddoto?
«Don Gianni di Zibello, anni 78, quando siamo passati davanti al suo paese ha buttato nel fiume il suo kayak e ha percorso una tappa, pagaiando e pregando con noi. Il mattino dopo, all’alba, ci ha sorvolato in aereo per salutarci… e tutti i giorni ci ha chiamato per sapere come stava andando. Ci ha accompagnato a Venezia con la sua presenza spirituale: una persona straordinaria».

Andrea Antonuccio

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