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Il gusto della vita

La recensione

Il libro di Derio Olivero, vescovo di Pinerolo

Derio Olivero, nativo di Cuneo, dal 1987 presbitero per la diocesi di Fossano, dal 2017 è vescovo di Pinerolo. Nei mesi scorsi l’editrice Effatà ha pubblicato “Il gusto della vita” (pp 174, euro 13), che raccoglie – pare d’intuire, ma non è specificato – testi di catechesi ai giovani. La peculiarità delle meditazioni è legata a quelle che appaiono due grandi passioni dell’autore: l’arte e la montagna. Così dipinti e fotografie costituiscono il punto di partenza per riflessioni profonde esposte con linguaggio facilmente accessibile e accattivante, che vanno a toccare il mondo interiore dei ragazzi. Orizzonti impensati sorgono così a offrire un senso alla vita quotidiana. Si parla, ad esempio, di bellezza, spesso scambiata ai nostri giorni con «qualcosa da divorare» (p. 11), ma che in realtà «è saper vedere in ogni cosa il sogno che ci sta dentro» (p. 17) guardando le cose da un’altra prospettiva. Su questo s’inserisce la fede, che «è la certezza di poter vedere e tirare fuori qualcosa di buono anche da ciò che sembra impossibile» (p. 37).


Si parla di desideri, che «non sono la voglia che venga tappato un buco della propria esistenza» ma «mettersi in cammino verso qualcosa» (p. 51), come facevano gli antichi marinai quando attendevano di sera lo spuntare delle stelle per trovare la rotta giusta. «Dio sta dalla parte dei desideri. Dio non viene a risolvere i nostri bisogni: in questo possiamo e dobbiamo cavarcela noi, abbiamo tutto il necessario. Dio viene a tenere alti i nostri desideri» (p. 59), conclude il vescovo Olivero. Si parla di festa, che in senso pieno è sapere entrare dentro il mistero. «Se non ti senti mai dentro qualcosa di più grande, come fai a credere? […]. Non vuol dire che con la fede sei più furbo degli altri, ma che c’è una ricchezza che ti avvolge» (p. 128). Di qui l’importanza di vivere la festa con l’eucaristia, senza la quale «perdiamo la fede: la fede diventa soltanto un’idea, non serve a niente. Per vivere abbiamo bisogno di essere avvolti, e la fede serve a questo» (p. 129). Insomma, il libro si legge veramente volentieri per l’agilità della sua prosa e l’acutezza dei messaggi che essa veicola, con il fondamentale pregio dell’ancoraggio nell’esistenza feriale.

Fabrizio Casazza

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