Avviata una raccolta fondi: obiettivo 350.000 euro
«Cerco di affrontare con il sorriso la mia lotta contro la malattia. È fondamentale la vicinanza della mia famiglia e delle persone care»
Giorgia Sansone, 49 anni, è un modello da seguire per tutti. Da un anno e mezzo è in lotta contro un cancro triplo-negativo metastatico al seno, un tipo di tumore particolarmente aggressivo che presenta una sopravvivenza media dalla diagnosi nettamente inferiore rispetto alle altre forme. Qui in Italia non ci sono cure adatte: la speranza è lo “Sheba Medical Center” di Tel Aviv, uno dei 10 migliori ospedali al mondo per la cura del cancro e la ricerca di farmaci di ultima generazione. La terapia è costosa, ma tramite diversi canali tante persone stanno aiutando Giorgia a racimolare la somma necessaria (leggi anche L’editoriale di Andrea Antonuccio). Nel frattempo, lei continua a lottare con grande forza e a sottoporsi alle cure nel tentativo di rallentare la malattia.
Giorgia, come è nata l’idea della raccolta fondi?
«L’idea è partita direttamente da me. Per curare il mio tumore, le terapie in Israele sono fondamentali: qui in Italia non ci sono possibilità. Tuttavia, non ho 350 mila euro da spendere. La via della raccolta fondi è stata la più naturale: ho iniziato da sola tramite la piattaforma “GoFundMe”».
Come sta andando?
«I risultati stanno superando le mie aspettative. Mi ha colpito la generosità di tanti: mi sono ritrovata sui giornali, e in alcuni eventi gli incassi sono stati devoluti alla mia raccolta fondi. Anche la squadra di calcio di San Salvatore, il Monferrato, ha donato 900 euro. Negli ultimi giorni devo dire che c’è stato un decremento delle donazioni, certamente per via del coronavirus. Spero che gli effetti di quest’epidemia si attenuino presto o che almeno non peggiorino: Israele ha chiuso per qualche settimana i voli dall’Italia e io durante questo mese avrei la prima visita nello “Sheba Medical Center”».
Cosa ha provato quando ha scoperto il tumore? E i suoi familiari?
«Ci siamo sentiti devastati. Da un momento all’altro la mia vita è cambiata completamente, ho dovuto pensare a fare tutto il possibile per sopravvivere. Sì, sopravvivere proprio… pensiamo sempre che i malanni debbano capitare agli altri e invece, certe volte, capitano proprio a noi. Nonostante tutto, ho sempre cercato di affrontare con il sorriso la mia lotta contro la malattia, ma all’inizio non è stato facile. Per questo è stata fondamentale la vicinanza della mia famiglia e delle persone care, nonché quella di alcuni medici molto empatici».
Lei crede in Dio?
«Sì, assolutamente».
La fede le è di aiuto?
«All’inizio confesso che mi sono chiesta: “Perché proprio io? Cosa ho fatto di male?”. Domande naturali per una persona che da un momento all’altro si trova a dover affrontare una malattia così grave. Poi ho cominciato a pensare: “Beh, meglio a me che a mio figlio”, vedendo i lati positivi. Finché viviamo la nostra vita “normale” succede che non ci ricordiamo di Dio, se non nei momenti di bisogno. Preghiamo solo per chiedere qualche grazia. Se invece dobbiamo ringraziare, siamo sempre un po’ restii».
Che cosa sta imparando dalla malattia?
«Di sicuro a dare un peso più corretto a tutte le cose. Quando stiamo bene, spesso ci lamentiamo per cose futili. Ora ho capito quanto la percezione di ciò che ci manca e dei nostri dolori sia relativa. Ho imparato a non dare nulla per scontato. Un altro aspetto positivo è stato la scoperta di amicizie che prima non credevo di avere».
Il 14 marzo alle 21 presso la chiesa di San Siro di Castelletto Monferrato (AL) la compagnia teatrale “Notte magica” metterà in scena una commedia il cui ricavato sarà devoluto alla raccolta fondi per aiutare Giorgia. Si può donare anche direttamente dalla pagina Facebook “Una speranza per Giorgia”, su gofundme.com o via bonifico: Iban IT37 D060 8510 4000 0000 0027 851.
Marco Lovisolo