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Un sapore di libertà

“Il punto di vista” di Adriana Verardi Savorelli

Finalmente posso riprendere le mie passeggiate chilometriche su per la collina dove c’è grande tranquillità! La primavera offre meravigliosi spettacoli: tanto verde intorno, ulivi, fiori di campo che rallegrano la vista e le eccelse montagne. Via Loreto è la lunga strada che percorro un po’ in salita, mi allontano dalla città, respiro contenta.

Passo davanti alla statua della Madonna, mi fermo per una preghiera di ringraziamento e per affidare alla sua protezione le persone a me care. Là in alto hanno ripulito tutto intorno alla nicchia, niente erbacce e Lei appare più bella. Incontro alcuni camminatori come me, sorrido perché, se uno cammina a destra e incontra l’altro, si sposta subito a sinistra. Il coronavirus (leggi anche La storia di Gianni) porta anche a queste assurdità… lontananza tra noi simili. Sono ansiosa di rivedere il mio amico Tornado e cammino più veloce. Spero non sia nascosto nel suo casolare.

Arrivo e gli occhi indagano sull’immensità verde. Eccolo! È un po’ lontano, con la testa affondata nell’erba, la coda svolazzante; lo chiamo, lui si volta e dopo un attimo riprende la sua piacevole attività. Lo chiamo di nuovo, ma niente, non si cura di me. Mi rassegno e lo guardo ammirata. Quanto è bello! Lui libero, inconsapevolmente libero! Ricordo qualche anno fa, la prima volta che lo vedo. Il suo lento galoppare nel campo e sulla sella una giovane che lo guida. Si avvicina e io sono sorpresa. Solo la recinzione ci separa. Così imponente mi affascina! La voce mi scuote…

Occhi azzurri, tuta verde e un sorriso smagliante! «Buongiorno! Le piace il mio cavallo?». È bellissimo! «Come si chiama?» dico. «Tornado, ma il nome non conta niente, è assolutamente tranquillo, vuole cavalcarlo?» mi risponde. «No! Non sono mai salita sulla groppa di un cavallo e sinceramente non mi sento capace di farlo».

La bella giovane insiste: «Creda, non c’è alcun rischio, Tornado è bravissimo…». Ripeto il mio “no” convinta. Mi racconta brevemente la sua storia che io ascolto entusiasta. La memoria svanisce e ritorno a contemplare. Lui: libero, bello e solo. Dov’è ora la sua compagna di avventure?

Penso alla nostra umana temporanea “schiavitù” causata dalle restrizioni imposte dal coronavirus e parlo come se lui potesse ascoltarmi: «Beato te! Tu non ti rendi conto del tuo privilegio! Sei libero e non devi rendere conto a nessuno». Lo chiamo ancora una volta, ma lui è impegnato nel suo diletto e non mi concede neanche il ricambio del saluto. Ciao, caro Tornado! Verrò ancora a trovarti, spero un giorno di guardarti negli occhi e accarezzarti.

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