L’Editoriale di Andrea Antonuccio
Care lettrici, cari lettori,
se avete cinque minuti andatevi a leggere (o a rileggere) l’omelia di papa Francesco nella Santa Messa di lunedì 29 giugno, in occasione della solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo (si trova facilmente sul sito Vatican.va). È davvero ricca di spunti per la nostra vita.
Un passaggio mi ha colpito in modo particolare: «Oggi abbiamo bisogno di profezia, ma di profezia vera: non di parolai che promettono l’impossibile, ma di testimonianze che il Vangelo è possibile. Non servono manifestazioni miracolose. A me fa dolore quando sento proclamare: “Vogliamo una Chiesa profetica”. Bene. Cosa fai, perché la Chiesa sia profetica? Servono vite che manifestano il miracolo dell’amore di Dio. Non potenza, ma coerenza. Non parole, ma preghiera. Non proclami, ma servizio. Tu vuoi una Chiesa profetica? Incomincia a servire, e stai zitto. Non teoria, ma testimonianza. Non abbiamo bisogno di essere ricchi, ma di amare i poveri; non di guadagnare per noi, ma di spenderci per gli altri; non del consenso del mondo, quello stare bene con tutti – da noi si dice: “stare bene con Dio e con il diavolo”, stare bene con tutti –; no, questo non è profezia. Ma abbiamo bisogno della gioia per il mondo che verrà; non di quei progetti pastorali che sembrano avere in sé la propria efficienza, come se fossero dei sacramenti, progetti pastorali efficienti, no, ma abbiamo bisogno di pastori che offrono la vita: di innamorati di Dio».
Servire e stare zitti; non teoria, ma testimonianza; meno progetti pastorali “efficienti” (si fa per dire…), più pastori innamorati di Dio. Credo che ognuno di noi, nella propria comunità, possa confrontarsi con queste parole e trarne qualche insegnamento. In primis, una domanda: che esperienza cristiana sto facendo? Quella che mi indica il Papa, o un tiepido (e innocuo) surrogato?