Servizio diocesano per la pastorale scolastica
Due o più video su Van Gogh, pensati e costruiti dai ragazzi delle scuole superiori per essere materiale didattico per gli insegnanti di religione: uno strumento in più per parlare agli alunni di elementari e medie delle tematiche esistenziali sollevate dalle opere, dalle lettere e dalla vita del grande pittore olandese. Questo in estrema sintesi è il Ptco (ovvero Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento, quello che un tempo si chiamava “Alternanza scuola – lavoro”) organizzato dagli uffici diocesani della Pastorale scolastica, giovanile e delle Comunicazioni sociali della Diocesi di Alessandria e che vede coinvolti alcuni studenti del Liceo scientifico “Galilei”, dell’ “Alexandria International School” e dell’Istituto “Vinci”. Abbiamo chiesto al professor Angelo Teruzzi (in foto qui sotto), responsabile dell’Ufficio scuola diocesano e anima del progetto, di raccontarcelo.
Professor Teruzzi, partiamo dalle basi: perché avete messo in piedi tutto questo?
«Ci stiamo impegnando con tutto il team di lavoro in questo progetto per un duplice scopo. Primo: dare un’occasione formativa agli studenti perché possano fare un’esperienza della bellezza, sentire la realtà in tutta la sua profonda armonia. Van Gogh era convinto che l’arte può “riconciliare gli uomini con il loro destino terreno” e “apportare consolazione”. Secondo, ma non meno importante, consentire loro di entrare in rapporto con degli adulti che vivono la loro professione come vocazione».
In che cosa consiste nel concreto questo lavoro che state facendo con i ragazzi?
«Tutto è cominciato nel gennaio del 2020 con una serie di incontri preparatori, tra cui quello con il professor Roberto Filippetti, che è stato il curatore della mostra su Van Gogh. Lo scopo era organizzare, come fatto gli anni scorsi per la mostra su Giotto e Caravaggio, un evento culturale dall’inizio al giorno dell’inaugurazione: cercare i fondi per la mostra, contattare le autorità, preparare la pubblicistica, individuare e allestire la location… I ragazzi si sarebbero dovuti occupare di tutte le fasi del progetto, e in particolare di fare da guide ai gruppi di visitatori e di organizzare i laboratori per i bambini».
E come siete riusciti a riconvertire il lavoro con le difficoltà insorte a causa del Covid?
«Dall’organizzare una mostra siamo passati alla preparazione di materiale didattico per i docenti di religione di elementari e medie. Ne abbiamo invitati due: i ragazzi hanno chiesto loro quali necessità avessero, proprio per simulare il rapporto che sul mondo del lavoro si instaura con i committenti di un progetto».
Che cosa c’entra Van Gogh con le ore di religione?
«Attraverso la personalità di questo pittore vorremmo far emergere delle tematiche che si prestano a una riflessione durante l’ora di religione ma anche per un lavoro interdisciplinare con gli altri insegnanti. Il titolo della mostra è “Un grande fuoco nel cuore”; sono parole prese da una lettera di Van Gogh al fratello, in cui esprime il suo desiderio di poter comunicare agli altri uomini ciò che di grande possiede dentro di sé».
Che cosa ha imparato lei grazie allo scambio con i ragazzi?
«Che lavorare sugli eventi culturali è una possibilità attraverso cui i ragazzi riescono a scoprire i loro talenti, imparano a lavorare insieme e a rapportarsi con gli altri. È un percorso graduale, in cui si possono vedere cambiamenti significativi. Penso per esempio a Selma, una ragazza che ha partecipato gli anni scorsi alla mostra su Caravaggio, che ha dimostrato di avere una grande capacità di coinvolgere e appassionare i bambini, o a uno studente cinese che all’inizio non avrebbe voluto “parlare in pubblico”, ma che poi era costantemente in turno per guidare le visite».
La parola allo studente
«Volevo andare in una officina meccanica, ma poi ho pensato che so già “smanettare” tra gli ingranaggi della mia moto. Ho scelto così un progetto che potesse formarmi più “nella mente”». Alessandro Ubertalli ha 17 anni e frequenta il quarto anno del liceo scientifico all’Alexandria. La sua passione sono le due ruote: «Vorrei fare ingegneria meccanica al politecnico. Dopo la laurea vorrei provare a trasferirmi al Muner (Motorvehicle University of Emilia-Romagna, ndr): se sei bravo, quando esci da lì vai a lavorare alla Maserati».
Perché hai scelto di partecipare al Ptco su Van Gogh?
«Grazie al consiglio del mio professore di filosofia, Antonio Lizzadri. Io ho stima di lui, la sua materia mi piace perché mi fa ragionare».
Cosa vorresti riuscire a realizzare?
«Lavoreremo su dei video con cui spiegheremo la vita e le opere di Van Gogh, che gli insegnanti di religione possono usare nelle loro ore. L’idea è creare filmati brevi e un po’ ironici e intervallare la visione con dei momenti di laboratorio pratico, per alleggerire la lezione».
Che cosa ti piace di quello che hai fatto fino adesso?
«Sono felice di avere un’occasione per pensare e andare a fondo della storia di Van Gogh. La sua vita mi intriga, non è una storia che ti capita di trovare tutti i giorni. Mi affascina capire cosa c’era nella sua mente: per me era un genio. Mi è piaciuto molto anche lavorare a un progetto concreto assieme ai miei amici».
Cosa speri di imparare?
«Mi piacerebbe capire come si fa un video: io pubblico alcuni filmati sul mio canale YouTube ma in maniera molto amatoriale. Vorrei imparare a modificare i video in maniera professionale».
A cura di Zelia Pastore