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La Moisa, cascina storica del Cristo

“Alessandria racconta” di Mauro Remotti

La Moisa, situata nella via omonima (tra via Campi e la Ferrovia), è una cascina storica di Alessandria che testimonia l’antica vocazione agricola del quartiere Cristo. Nel noto libro La città mia, Nicola Basile rammenta che al momento di confermare o meno il nome della via: «La Commissione per la Toponomastica cittadina, composta dal Sindaco Basile, dal Dottor Parnisetti, dalla prof.ssa Fossati, dallo scultore Cairo e dall’Assessore Roncati, nell’adunanza della sera del 19 novembre 1948, decise di rispettare la tradizione popolare e lasciare la vecchia denominazione».

Nel tempo, la Moisa e l’area circostante sono state interessate da diversi fatti d’arme. Il 25 luglio del 1391 il conte d’Armagnac, con una parte delle truppe francesi, si muove verso Alessandria. Dopo circa un miglio, arrivato al “ponte della cappella”, proprio all’altezza della cascina Moisa, fa smontare i suoi cavalieri per avviarsi a piedi sino a uno steccato in legno posto a difesa della porta Genovese. Inaspettatamente, proprio da quell’accesso della cerchia muraria, balzano fuori il condottiero Jacopo Dal Verme e cinquecento valorosi guerrieri, che costringono i francesi alla fuga grazie al provvidenziale aiuto di Andreino Trotti e Tommaso Ghilini.

Nell’estate del 1657, è la volta del Duca di Modena, Francesco I d’Este, alleato dell’esercito franco-sabaudo, accampatosi, insieme al figlio Alfonso, presso le cascine Vescova e Motia, prossime “al canale che conduce l’acqua nella fossa della Città”, per assediare infruttuosamente Alessandria, allora in orbita spagnola. Circa un paio di secoli più avanti, esattamente nel mese di agosto del 1848, la Moisa ospita il re Carlo Alberto, reduce dalla sconfitta a Custoza nella prima guerra di indipendenza. La cascina comprende anche una graziosa chiesetta con una facciata sobria di sapore neoclassico. Nell’anticamera interna sono collocate lapidi e busti che ricordano i precedenti proprietari.

Restaurata da Letizia Boidi Inviziati il 16 aprile 1734, ha subito ulteriori interventi di ristrutturazione in particolare a seguito dei danni causati dai bombardamenti durante il secondo conflitto mondiale. Diversi sacerdoti hanno potuto officiarvi la messa, tra cui il “don Bosco alessandrino”, don Giacomo Stornini. La Moisa viene altresì menzionata nel volume L’Architettura rurale nell’alessandrino, edito dalla Cassa di Risparmio di Alessandria, dove si evidenzia che: «Quasi un’istituzione per il Cristo, con la Granera, l’Aulara e la Nuova, la Moisa è un complesso insolito nella forma e nella storia».

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