Con l’8xmille ti fai prossimo
La recente conclusione dei lavori di manutenzione straordinaria eseguiti per la molto lodevole iniziativa di don Claudio, diretti magistralmente dall’arch. Antonella Barbara Caldini specialista in Beni Architettonici e del Paesaggio con studio ad Acqui Terme e affrontati grazie ai Contributi per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto della Conferenza episcopale italiana, consente tra l’altro di ammirare nuovamente l’esterno dell’intera struttura nella sua colorazione originaria, riscoperta grazie ad una scrupolosa campagna stratigrafica condotta sull’intonaco del campanile e della facciata; la primitiva, calda tinta tendente al giallo era stata infatti sostituita, in passato, con uno strato di colore grigio chiaro poco confacente con il supporto murario sottostante.
La manutenzione straordinaria di cui si parla, terza in ordine di tempo di quelle realizzate negli ultimi 140 anni circa, costituisce anche un invito a ripercorrere le molteplici vicissitudini che hanno interessato il grazioso tempio nell’arco di cinque secoli, un invito del resto già accolto in altra sede dalla sopra citata arch. Antonella Barbara Caldini.
Fondamentale il contributo della Direzione Beni culturali ecclesiastici della diocesi, senza la quale non si sarebbero potuti realizzare i lavori. La chiesetta si può dire che possa vantare una anzianità di circa 500 anni, se consideriamo che essa fu trovata già esistente nel 1566, epoca della prima visita pastorale di cui esista documentazione scritta, situata “super platea dicti loci “(sulla piazza del paese) e dedicata alla Beata Maria.
Nella successiva visita del 1582 l’allora vescovo Guarnerio Trotti trova che in essa è già stata costituita una confraternita “sub titulo Beatae Mariae”. Dalla ulteriore relazione episcopale datata 1593 si apprende che la dedicazione della chiesa si è arricchita: è quella “Beatissime Virginis et Sancti Rochi”; in un documento successivo si afferma che il titolo è ancora cambiato in quello della Ss. Annunciata; ma nel 1629 il vescovo Ottavio Paravicini annoterà che la chiesetta è intitolata alla Beata Vergine Assunta. (Da notare che il dogma della Assunzione di Maria Vergine in Cielo sarà proclamato soltanto nel 1950!).
Nel 1670 i confratelli chiedono e ottengono l’aggregazione della loro confraternita alla “Arciconfraternita del Gonfalone “di Roma, al fine di poter fruire delle particolari indulgenze riservate alle associazioni religiose di livello più elevato. La confraternita e il suo tempio sopravvivono alla bufera napoleonica e riprendono vita normale sino al 1823, quando il vescovo Alessandro D’Angennes decreta di trasformare la chiesa nella sede della Parrocchia di San Pietro, di sopprimere le due confraternite fino ad allora esistenti (dell’Assunta e della Ss. Trinità) e di istituirne una unica sotto l’invocazione dello Spirito Santo: a quest’ultima sarà riservato, quale oratorio, l’originaria chiesa di San Pietro situata nel quartiere omonimo del paese.
La situazione giuridica della Parrocchia di San Pietro, con sede nell’antica chiesa della Madonna, perdurerà sino al 1987, anno nel quale sarà decretata l’estinzione dell’ente in applicazione degli ultimi provvedimenti concordatari approvati tra il Vaticano e lo Stato italiano (DPR di soppressione pubblicato sulla G. U. del 3 gennaio 1987). Peraltro, le normali funzioni religiose erano già cessate con la morte dell’ultimo “priore” don Giuseppe Zucchelli avvenuta nel 1953.
Piace rilevare come la tradizione popolare ovigliese abbia sempre, e ancor oggi, mal accettato l’insediamento della Parrocchia di San Pietro nell’oratorio mariano, tant’è che tutti conoscono il tempio di cui stiamo parlando come la “chiesa della Madonna”, mentre ricordano quale chiesa di San Pietro quella ormai demolita che si trovava nel quartiere tuttora detto di San Peder.
Tornando all’argomento in epigrafe, aggiungiamo che gli interventi di straordinaria manutenzione della chiesa della Madonna precedenti quello attuale e realizzati in epoca moderna sono stati:
– quello dell’anno 1883, con sopraelevazione di un piano del campanile, avvenuto per iniziativa del priore don Pietro Piccotti, come ricorda la lapide murata sulla parete sommitale della torre campanaria che recita: “TURRIS CURIALIS SANCTI PETRI RESTAURATA ET ALTIUS SUBLATA PETRO PICCOTTI CURIONE A.D. MDCCCLXXXIII“; – quello promosso dall’Arc. don Francesco Gandini nel 1993, come precisato sull’ altra lapide pure apposta sulla facciata del campanile: “ARCHI PRESBYTER FRANCISCUS GANDINI RESTAURAVIT. A.D. MCMXCIII“.
Nino Ivaldi
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