“Città nostra” di Carlo Re
Negli ultimi due anni c’è stato un immigrato extracomunitario che, di sua iniziativa, periodicamente si curava di estirpare le erbacce che invadevano i marciapiedi attorno al muro di cinta della caserma Valfrè, accontentandosi di racimolare i pochi spiccioli che i passanti posavano in due bicchierini da lui posti con un cartello di spiegazione ai piedi di due lampioni, all’inizio e alla fine del suo luogo di lavoro.
Considerando il disinteresse in merito da parte delle amministrazioni competenti, il lavoro del volonteroso concittadino acquisito era particolarmente utile. Purtroppo, ora che la caserma per motivi sanitari è frequentatissima, non si sa se causa Covid o perché si è stancato della scarsa sensibilità dei passanti (o perché ha trovato un lavoro più remunerativo), l’impegno è cessato e le erbacce invadono prepotentemente i marciapiedi.
Nel caso il netturbino volonteroso dovesse ritornare, forse i passanti non dovrebbero limitarsi a mettere una monetina nel bicchierino ma, una volta tanto, dargli in mano un biglietto da cinque euro, guardandolo negli occhi e dicendogli: grazie!
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