“La recensione” di Fabrizio Casazza
La croce. Simbologia, arte, storia e spiritualità. Il titolo e il sottotitolo descrivono perfettamente il tema e il viaggio in cui trasporta l’ultimo libro di don Claudio Doglio, biblista e parroco di Varazze, pubblicato nei mesi scorsi da Effatà (pp 159, euro 15).
Il volume, in effetti, fa mirabilmente interagire la storia dell’arte con l’esegesi della Scrittura in un fecondo circolo ermeneutico: le rappresentazioni figurative aiutano a vedere come la comunità cristiana nel corso dei secoli abbia compreso in maniera diversificata il mistero della redenzione, accentuandone ora un aspetto, ora un altro. L’analisi accurata del Vangelo fa guardare in modo profondo e spirituale quelle che a prima vista potrebbero apparire semplici opere di pittori e scultori. Il percorso di ricerca evidenzia che all’inizio la croce era rappresentata soprattutto gemmata e senza l’Uomo appeso.
A partire dal V secolo vengono raffigurate anche scene di crocifissione, anche se in questo caso Gesù è rappresentato vivo, in posizione solenne e con indosso l’abito dei senatori, a indicare che egli è il Signore e il Vivente: è la fase del Christus triumphans. Nel Medioevo avviene la svolta: è il periodo del Christus patiens, raffigurato dolente e straziato dal dolore o già morto con gli occhi chiusi e il capo reclinato. Sulla croce viene ora collocato l’Uomo stravolto dal dolore, fino a tinte quasi macabre in epoca barocca. È bene precisare che non si tratta di due visioni che si escludono a vicenda: quell’uomo torturato e confitto alla croce è effettivamente il Figlio di Dio. Tuttavia, la veridicità delle sue atroci sofferenze non cancella il fatto che, dopo essere morto, è risorto e vive risorto nella gloria insieme al Padre.
Grazie allo Spirito Santo i credenti di ogni tempo e di ogni luogo possono nei sacramenti, in particolare nell’eucaristia, diventare con gli occhi della fede contemporanei di quell’unico e irripetibile evento che fu appunto la crocifissione, seguita dalla risurrezione e ascensione al cielo di Cristo. Come giustamente sottolinea il volume, «adorare la croce di Cristo significa accogliere la sua mentalità: […] accogliere lo stile di Gesù, accettare di scendere e di abbassarsi» (p. 67). È insomma un cammino interiore da compiere, che alcuni antichi inni sacri, commentati con acume da don Doglio, esprimono poeticamente, tanto da essere assunti anche dalla liturgia. La storia dell’arte, con le sue molteplici e innumerevoli raffigurazioni, illustra che la redenzione è veramente un mistero, ma nel senso non che non se ne può capire nulla ma che non si finisce mai di capire.
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