“Mi ricordo…” a cura di Flavio Ambrosetti
Ho conosciuto monsignor Galliano nel 1964, durante i primi giorni di ottobre quando ero iscritto alla IV ginnasio del “Giuseppe Saracco” di Acqui Terme (ma le “terme” oggi sono del tutto chiuse, che tristezza!). Egli era il nostro professore di religione: un’ora settimanale di lezione. Pur con poco orario egli sapeva dialogare con tutto il liceo, bidelli, segretaria (non dimentico la signora Mariuccia Garbarino, ricordo la sua disponibilità, l’attenzione per i problemi degli alunni). Il nostro don era molto aperto coi docenti, erano tutti suoi amici. Poi i presidi alessandrini Castelli e Pietrasanta gli erano molto cari.
Don Galliano, più semplice questo titolo, sapeva essere attento alle situazioni degli alunni pendolari che provenivano dalla linea ferroviaria Genova-Acqui, tra i quali io con altri otto in classe, che venivamo o da Ovada o dalle valli Stura e Bormida, oppure dai paesi dell’Acquese. Don Galliano si interessava di vari problemi: non solo l’orario dei treni, ma anche come passavamo le pause tra mattino e pomeriggio, specie in inverno, o dove consumavamo il pasto. Un’attenzione paterna e sociale allo stesso tempo. Si era premurato di metterci a disposizione un locale presso il Duomo, in accordo col canonico Viotti, uomo colto e docente di lettere all’Istituto delle suore francesi di Maria Immacolata. In questo modo, con intervento ecclesiastico, era risolto uno dei problemi dei pendolari. Il suo attaccamento alla città era vivo.
Dal pulpito della Cattedrale, della quale era parroco, con convinzione esponeva l’utilità delle terme acquesi. Notevole il suo ruolo, insieme col vescovo Giuseppe Dall’Omo, durante la Liberazione, quando da giovane segretario si era impegnato con rischio della vita a nascondere in conventi e in seminario molti ebrei acquesi, che ebbero salva la vita (informazione passatami da don Rovera). Mi pare che il riconoscimento di “Giusto tra le Nazioni” sarebbe opportuno per don Galliano, uomo coraggioso e giusto. Altro ricordo, del 1967, IX centenario della Cattedrale di San Guido. Si adoperò per le celebrazioni, intervennero i cardinali Pellegrino (arcivescovo di Torino) e Siri (arcivescovo di Genova). Don Galliano per l’occasione promosse un concorso per gli studenti della diocesi dal tema “la Casa di Dio“. Gli elaborati furono esposti nei portici del seminario. Ricordo che ebbi in premio una borsa di studio con diploma firmato dal vescovo Dell’Omo che conservo come memoria cara. Al teatro Ariston ci fu la premiazione.
Mi viene in mente che, diventato per tre anni docente di filosofia e storia al “Saracco”, lo invitai a tenere una lezione; scelse il tema della Liberazione. La classe, II liceo, seguì attentamente, e io fui commosso. Non dimentico il suo impegno per la conservazione della Diocesi: correva voce di accorpamento con un’altra. Don Galliano riuscì nell’intento: Acqui restò sede vescovile. In Duomo ringraziò – ero presente – il Cardinale Siri, che manifestò più volte la sua ferma contrarietà all’accorpamento. Il parroco del Duomo seguiva numerose iniziative, tra cui: il pellegrinaggio annuale a Lourdes, i corsi pre-matrimoniali e la San Vincenzo per i poveri. Quanti ho visto, e ricordo, bussare alla sua abitazione! E tutti ricevevano un aiuto. I libri scritti da lui, di notte (non aveva di giorno molto tempo libero) testimoniano il suo interesse per Acqui.
Uno dei suoi scritti è “Acqui e dintorni: guida storico-turistica“. Ha curato la predicazione in vari centri sia della diocesi acquese sia altrove; al riguardo ricordo che predicò, in Alessandria, per la novena della Madonna della Salve. Era nota la sua grande umanità e la fedeltà al cattolicesimo, dialogava con gli uomini di varie fedi o credenze ed era tollerante e misericordioso. Grazie, da un suo ex alunno che ricorda il bene ricevuto.
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