Ce ne parla Carlotta Testa, direttrice del Collegio
“Incontri di comunità”: così vengono definiti all’interno dell’équipe formativa gli otto appuntamenti del ciclo “Non essere qui senza esserci”, organizzati per aiutare gli studenti che risiedono in collegio a vivere al meglio l’esperienza lontano dalla propria famiglia. Due si sono già svolti e uno è in programma il 27 gennaio, proprio il giorno in cui avrete per le mani le pagine di Voce. Abbiamo chiesto alla direttrice del Collegio Carlotta Testa (nella foto qui sotto) di spiegarci che cosa c’è in programma per giovedì sera e soprattutto di raccontarci dal suo osservatorio privilegiato come stanno andando questi momenti dedicati ai ragazzi che hanno scelto il Santa Chiara come seconda casa.
Carlotta, anzitutto come stanno i ragazzi in Collegio alle prese con la sessione d’esame in questo periodo in cui la variante Omicron è entrata nelle nostre vite?
«Dodici mesi fa di fatto ci trovavamo in un secondo lockdown: quest’anno sicuramente la situazione è migliorata e questa sessione di esami di gennaio vede quasi la maggioranza degli studenti presenti in sede. Chiaramente facciamo i calcoli quotidianamente con l’incertezza del momento: abbiamo richiesto al rientro dalle dalle ferie un tampone di controllo, per cercare di prevenire possibili contagi. Questa è una preoccupazione sia per noi che per loro, perché l’eventualità di un positivo porta con sé tutte le fatiche che ormai conosciamo. Mi sento di dire però che nonostante questo i ragazzi stanno “reggendo” bene: sono qui, alle prese con i loro esami, a volte vanno fisicamente mentre a volte li sostengono a distanza, ma la loro presenza rende il Santa Chiara nuovamente vivo».
Passiamo agli incontri. Per giovedì 27 c’è stato un cambio di programma: che cosa proporrete ai ragazzi per questa serata?
«In questo periodo di cambiamenti repentini il professor Lizzadri, che insegna filosofia alla Cattolica, si è trovato nell’impossibilità di spostare una sua sessione di esami che è slittata appunto al 27. Nulla va perduto: il suo incontro, programmato per quella serata, si terrà nel mese di maggio. Abbiamo deciso di tenere comunque l’appuntamento perché è importante avere una regolarità mensile e soprattutto perché proprio in questo periodo di esami e di grande impegno richiesto ai nostri ragazzi vorremmo mettere a tema l’argomento della fatica dello studio. Questi ritmi intensi, questo spendere le ore della giornata una dopo l’altra concentrati sulle materie da dare, è una fatica che ha un senso? Come viviamo questo sforzo, come lo affrontiamo quotidianamente? Ci è sembrato un tema necessario e pertinente al momento contingente».
Quali altri appuntamenti sono previsti per il 2022?
«Insieme con il nostro cappellano di collegio, don Andrea Alessio, stiamo cercando di fare una piccola proposta di “avvicinamento alla Pasqua”. Nei giorni di quaresima vorremmo fare alcune proposte semplici e mirate ai nostri ragazzi. In particolare stiamo pensando a un momento di adorazione e di ascolto della parola in cappella e alla possibilità, per chi vuole, di lasciare le proprie intenzioni su dei biglietti nella cappella: pregheremo per queste durante tutta la Quaresima nella Santa Messa di collegio del lunedì. Non mancherà poi un servizio ai più poveri presso la Caritas diocesana di Alessandria».
E tu, dall’incontro con il professor Macrobio dal titolo “Gesù: è solo una favola?”, che cosa ti sei portata a casa di utile e vero per la tua vita?
«Innanzitutto il relatore ha ripreso un testo al quale io tengo tantissimo, che è il racconto di Pinocchio nella versione di Franco Nembrini, tratto dal testo del Cardinal Biffi proprio sul burattino di Collodi. Si tratta di una rilettura “teologica” di questa favola arcinota, un libro che mi era stato consigliato all’inizio del mio percorso formativo e mi aveva molto colpito e che effettivamente anche tra i nostri studenti di Collegio ha avuto una bella risonanza. Forse perché Pinocchio è una figura che anche queste nuove generazioni conoscono ancora molto bene e ascoltarne una rilettura così nuova e diversa da quella a cui siamo abituati indubbiamente colpisce molto. Una questione che mi ha molto toccata durante la serata affrontava il tema dell’evangelizzazione: cos’è che mi aiuta ad iniziare un percorso di avvicinamento alla fede, di conoscenza della spiritualità? Sicuramente, come ci ricordava il professor Macrobio, il fatto che ho visto “brillare la luce” negli occhi di un altro. Vale a dire che il primo passaggio è fidarsi, dire di sì a qualcuno che ti racconta qualcosa che percepisci essere una profonda novità e una grande verità per lui o per lei. Ed è da lì che si aprono le porte ad un’esperienza di accompagnamento, di conoscenza, di approfondimento e poi speriamo anche di fede. Questo passaggio in qualche modo mi riporta anche l’esperienza con gli studenti in Collegio: il punto è raccontare loro, a mio modo e compatibilmente con quelle che sono le loro storie, le loro culture e i loro i loro valori, un’esperienza che prima di tutto è vera per me, ovvero l’incontro con Cristo».
Zelia Pastore
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