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«Al Santa Chiara siamo una comunità»

I volti del Collegio

«È nata come una sfida, per scherzo: “Vediamo chi è il più bravo in cucina”. E così si sono ritrovati loro tre ai fornelli e noi a dare i voti». Elisabetta Facchetti ha 22 anni e viene da Brescia: «Vivo a un chilometro da Anna (Castellini, che per prima ci ha raccontato della sfida di Masterchef, ndr)». È arrivata al Santa Chiara grazie al passaparola. Non sa cucinare (il massimo sforzo è aprire il vasetto di sugo pronto) e per questo ha accolto con entusiasmo la sfida dei suoi compagni di Collegio a colpi di pasta alla Montecarlo.

Ma a parte la sfida di Masterchef vi capita spesso di trovarvi attorno ad un tavolo?
«Il fatto di cucinare e mangiare insieme ricrea molto un clima di casa. Per questo lo facciamo spesso, soprattutto il weekend, quando siamo circa una decina e solitamente ci prepariamo la pasta pistacchio e pancetta. Se non si riesce proprio a mangiare insieme, si fa almeno una torta o un dolce, per avere un momento per ritrovarsi attorno ad un tavolo. Noi ci sentiamo proprio come una comunità: siamo ragazzi provenienti da tutta Italia che si sono trovati a vivere insieme, lontano da casa e che hanno imparato a volersi bene. Qui impari a conoscerti meglio rispetto alle amicizie della tua città di origine, perché ti vedi 24 ore al giorno, nei momenti belli e brutti. Per esempio, se uno passa l’esame sono tutti felici, se non lo passa è un problema collettivo. Certo qualche battibecco capita, ma poi si ricrea subito l’equilibrio».

E questa vostra comunità come la tenete viva in questa epoca di pandemia mondiale?
«Anche in questo periodo cerchiamo di organizzare qualcosa di bello, come la gara di Masterchef: in ogni iniziativa si cerca sempre di includere tutti. Cose semplici, per il gusto di stare insieme: la sera dopo cena giochiamo a “Uno” o a “Il mercante in fiera”, ma soprattutto facciamo tante chiacchiere. Conversare con persone che non sono del tuo solito ambiente ti apre la mente. Io vivo in una cittadina in mezzo ai campi: c’è chi viene da Milano e chi da Palermo, confrontiamo i nostri modi di vivere. Negli anni passati ci sono stati anche studenti in Erasmus: c’era una ragazza polacca una indonesiana, una albanese, un ragazzo cileno. Mi ricordo soprattutto di lui, Johan: all’epoca in Cile c’erano delle rivolte e lui ci raccontava la situazione dal suo punto di vista».

E tu sei felice di stare in Collegio?
«Si, ho fatto delle belle amicizie. E poi avere presenze come Carlotta e Antonio mi rassicura. Noi siamo ragazzi giovani, non degli adulti che sanno gestire la loro vita in toto: un appoggio ci serve sempre. Grazie a Carlotta le nostre preoccupazioni sono “fino a 99”: quell’1% che mette lei nell’aiutarci a gestire piccoli e grandi problemi della quotidianità fa la vera differenza. Il fatto che l’equipe tenga alle persone che abitano il Santa Chiara ti fa dire “vado a casa” e non “vado in Collegio”».

A tu per tu con lo chef

Rosario ha 22 anni, frequenta il secondo anno di infermieristica e, ovviamente, viene da Niscemi (CL). (Come Andrea e Salvatore, i suoi compagni di sfida di Masterchef conosciuti nelle scorse puntate).

Rosario, sei felice di stare in Collegio?
«Si, certo! Dopo la pausa estiva ho fortemente voluto rientrare perché sono in ottimi rapporti con tutti i ragazzi e per me il Santa Chiara è una seconda casa. Anche i lunghi mesi del lockdown sono passati più veloci stando qui in compagnia».

Cosa ti piace in particolare?
«In vita mia non avevo mai convissuto con 20 miei coetanei provenienti da regioni diverse 24 ore su 24: è una nuova esperienza, davvero arricchente. Oltre ad aver stretto amicizie durature e profonde, mi piace molto il fatto che qui ci aiutiamo a vicenda per le varie materie universitarie: c’è chi è più preparato di me in chimica e mi ha dato una mano: io a mia volta aiuto per quel che so meglio».

Involtini “a modo mio”

Ingredienti:
6 petti di pollo;
1 busta di insalata già lavata per fare il “letto”;
6 fette di prosciutto cotto (tagliate spesse);
6 fette di scamorza;
Farina, sale e pepe qb;
1/2 bicchiere di vino bianco;
2 bicchieri di acqua;
Pomodori secchi tritati (alias “l’ingrediente segreto”).

Procedimento
«Per prima cosa dovete battere la carne con un batticarne, per rendere le fettine sottili. Su ogni fetta di pollo adagiatene poi sopra una di prosciutto cotto e una di scamorza e chiudete con due stuzzicadenti ai lati. Passate ogni fetta di pollo nella farina (fate conto di utilizzare 3 grandi cucchiai di farina per ogni fetta di pollo) e poi mettetela in una padella con l’olio a cuocere. Insaporite con sale e pepe nero a piacimento e bagnate con l’acqua in modo da formare una “cremina” con la farina. Lasciate cuocere un po’ a fuoco lento e poi sfumate il tutto con il mezzo bicchiere di vino bianco. Una volta che gli involtini saranno ben cotti, serviteli su un letto di insalata (la lattuga ingentilisce, la rucola ne esalta il sapore) e spolverati con del pomodoro secco di Niscemi. Ovviamente, in mancanza dell’ingrediente segreto, arrangiatevi con il pomodoro che avete (ride)».

Zelia Pastore

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