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Il Papa in tv

Il Santo Padre nel programma “A Sua immagine”

È la prima volta di un Pontefice in uno studio televisivo: un evento che è destinato a rimanere nella Storia. Papa Francesco si è recato negli studi Rai di Saxa Rubra, sabato 27 maggio, per una intervista nel programma di Raiuno “A Sua immagine” condotto da Lorena Bianchetti.

La puntata, andata in onda domenica 4 giugno alle ore 9.40, ha fatto registrare uno share del 27,4% (1 milione 661 mila di spettatori). In queste due pagine vi riportiamo l’intervista trasmessa da Raiuno.

Sono tanti i temi trattati da Francesco: le sue parole, come sempre, toccano il cuore. Parlano di realtà, anche quella dura e cruda. Parlano di guerra, sofferenza, inquietudine. Parlano di preghiera, fede, pace e amore. Un Pontefice che sembra rivolgersi a tutti, quasi come se ci conoscesse uno a uno. Senza lasciare indietro nessuno. Come un amico che conosce le nostre difficoltà, ci aiuta e ci incoraggia: non ci lascia soli.

Grazie, Santo Padre, per le sue parole. E buona lettura!

L’intervista

«Sto andando a fare una registrazione nel programma “A Sua immagine”, e ringraziarli perché da tanti anni preparano la preghiera dell’Angelus. Grazie tante per il lavoro che fate: un lavoro di costruzione, un lavoro di positività». La puntata speciale di “A Sua immagine”, in onda domenica 4 giugno su Raiuno, si apre con le immagini di papa Francesco in viaggio, a bordo della sua Fiat 500L bianca, verso gli studi di Saxa Rubra: è la prima volta di un Papa in uno studio Rai.

La trasmissione, seguita spesso da Francesco, è firmata da Gianni Epifani e Laura Misiti, ed è nata nel 1997 dalla collaborazione tra Rai e Cei. Lo speciale colloquio, dal titolo “La forza della vita”, è stato registrato sabato 27 maggio. In studio la conduttrice da Lorena Bianchetti accompagnata dagli interventi di don Marco Pozza, cappellano del Carcere Due Palazzi di Padova, suor Agnese Rondi, suora del Cottolengo, e altri ospiti.

I MEDIA

«Santità, benvenuto» esordisce la conduttrice. «Bentrovata» risponde Francesco, sorridendo, al centro dello studio, tra gli applausi del pubblico. Una giornata storica per la televisione mondiale, è la prima volta di un Pontefice in uno studio televisivo. E proprio dai media parte l’intervista: «I media devono aiutare a trovarsi, a capirsi, a fare amicizia e a mandare via i diavoletti che rovinano la vita della gente. Questa è la positività, non è solo parlare di religione. Sì, si può parlare di Dio… ma custodire umanità, l’umanesimo».

GRATUITÀ E COMPLESSO DEL PAVONE

Tra i vari video trasmessi durante la puntata, quello di Fausto Desalu (nella foto qui sotto), 29 anni, campione olimpico della staffetta con l’Italia, che racconta la sua storia di rinascita. Il giovane si collega in studio e domanda al Papa: «Tutto bene?». «Sono ancora vivo», risponde lui, sorridendo. La vicenda personale del ragazzo dà lo spunto al Papa per parlare di gratuità: «Siamo male abituati. Il Signore è stato tanto buono con noi, che ci ha abituati ad avere il senso della gratuità e noi vogliamo tutto gratis. Tutto gratis. E la gratuità è una cosa molto grande di Dio, che ci ama gratuitamente. Ma noi dobbiamo dare il nostro, sviluppando le nostre cose. In questo c’è lo sforzo che si deve fare sempre. Nessuno può dare gratuitamente, se non ha l’esperienza di guadagnare quella gratuità».

Quanto alle difficoltà relazionali, il Santo Padre ha parlato del complesso del pavone: «Non so se questa categoria esiste in psicologia. Quello che non fa il pavone, si sente poca cosa. E c’è quell’uomo, quella donna che tutti i giorni va a lavorare, progredisce e poi è capace di acquistare una casa e fare una famiglia. Nessuno di loro fa il pavone. Ma quelli che sono un po’ superficiali, cadono nella tentazione del pavone. Cercano di apparire, di fare finta di… e questa non è la strada. Finirai male come tutti, no? Come tutti coloro che non giocano sulla vera strada. La vita è per viverla, non per fare il maquillage».

ESSERE CO-CREATORI

Poi il Pontefice va avanti: «Mi viene in mente la parola di Dio nella Genesi. Con il sudore lavorerai la terra, con il dolore partorirai i figli. È interessante. Non perché al Signore piace che noi soffriamo, ma è un po’ la legge dell’armonia del rifare. Secondo la narrazione biblica è stato tutto bello, poi il peccato originale ha disfatto tutto. E Dio dice: “Va bene, io non ti condanno, ma rifà”. E è qual è il risultato? Il dolore e la fatica? No, è quello che fai. E con questo il Signore ci ha messo come protagonisti del progresso, del destino e di tutto». Francesco mette in guardia dalle cose che si comprano: «Se tu hai la possibilità di avere tutto a causa tua, perdi la grazia di essere co-creatore. La grazia di fare una famiglia, di portare avanti i figli, di prendere la saggezza dei vecchi. Questo è il lavoro, ma il lavoro è al centro dell’umanità».

SERENA E MATTEO: SOFFERENZA E RINASCITA

Quindi l’incontro in studio con Serena e Matteo, genitori della piccola Angelica, la bimba di 5 anni gravemente malata, morta il giorno prima che il Papa venisse dimesso dal Policlinico Gemelli, il 1° aprile 2023. Francesco li aveva incontrati davanti all’ospedale, e l’abbraccio del Papa alla mamma, in lacrime, aveva fatto il giro del mondo.

Il Pontefice ha parlato così della sofferenza: «Mi muove un senso di tenerezza, di voler accompagnare il dolore. Perché anche io sono stato accompagnato nel momento di dolore. È una cosa che ho imparato, quando ho avuto quella malattia a 21 anni. Davanti al dolore, valgono soltanto i gesti: le parole non servono. Quando venivano le zie a dirmi: “Vai, coraggio che andrai bene”, questo mi faceva più male che bene. Non ci sono parole per il dolore, soltanto i gesti e il silenzio. Per accompagnare il dolore, per capire il dolore, soltanto il gesto: prendere per mano e stare vicino all’umanità».

DIANA E IL BULLISMO

Al Papa viene poi raccontata la storia di Diana Ghini, 19 anni, vittima di bullismo per la sua forma fisica e anche a causa della sorella gravemente disabile. «La malvagità è una delle possibilità della persona. Ci sono bambini che sentono il piacere nel torturare. Lo stiamo vedendo con la guerra, nei filmati di guerra. Tanti soldati che torturano i soldati ucraini. Lo stiamo vedendo, ho visto i filmati. C’è un piacere e questo alle volte succede con i ragazzi, no?» ha detto papa Francesco.

E i genitori come devono crescere i figli? «Con l’affetto, con un abbraccio. Far sentire che la dolcezza, l’amore è più forte di quella aggressione. Non c’è via di uscita. O scegliamo la via dell’amore e della tenerezza, o la via dell’indifferenza. Accarezzare, accarezzare i figli. E questo è un compito che va più ai nonni che ai genitori. Un bambino sente il linguaggio della carezza, dei gesti che fanno bene. E questa sarà proprio la difesa davanti ai gesti che fanno male, quando è vittima. O sarà la difesa, almeno il pensiero e il ricordo, quando un ragazzo fa l’azione di aggredire e di fare il male». Per il Pontefice, i bulli «fanno finta di essere vincitori, ma è una vittoria finta. È una vittoria sul dolore degli altri. La vera vittoria è armoniosa, non è aggressiva, ma è mite. Oggi non si si educa tanto alla mitezza, perché si fa intendere che essere mite è essere stupido. No, la mitezza ha una forza grande. Chi non è mite non è un vincitore, è uno sconfitto perché non è capace di carezzare».

LO STILE DI DIO

Il Papa ribadisce quello che è “lo stile” di Dio: «Vicinanza, compassione e tenerezza”. Questo va insegnato ai ragazzi: «Non c’è via d’uscita: o scegliamo la via dell’amore, della tenerezza, o scegliamo la via dell’indifferenza». Attenzione, però, dice ai genitori: «Bisogna educare ai limiti. Se tu a un ragazzo, una ragazza, un bambino, una bambina, fai crescere senza limiti stai facendo il male. Hanno bisogno della carezza, dell’amore, ma anche del no dell’amore. No ai capricci». Stesso discorso per i maestri: «Un maestro non seduce mai, attira, ti fa sentire bene e ti mette dei limiti. Un maestro che soltanto ti dà caramelle, non va bene. Il maestro è quello che ti aiuta a camminare, ma ti dice il limite e ti rimprovera. E un papà e una mamma che non rimproverano un figlio, c’è qualcosa che non funziona».

IL RAPPORTO CON MARIA E LE APPARIZIONI

Il Pontefice ha ricordato la nonna, che per la prima volta gli ha parlato di Maria: «La nonna parlava di San Giuseppe e della Madonna. Al centro c’era sempre Gesù. La Madonna è quella che ci ha portato Gesù e Giuseppe quello che ha custodito Gesù. Queste cose mi sono rimaste in mente. La Madonna è uno strumento. E l’altro, l’uomo buono che ha custodito Gesù. Così la nonna mi insegnava».

Quanto al tema delle apparizioni mariane, la precisazione del Santo Padre: «È uno strumento della devozione mariana che non sempre è vero. Delle volte sono immagini della persona. Ci sono state apparizioni vere della Madonna, ma sempre col dito puntato verso Gesù. Mai la Madonna ha attirato a sé quando è vera. Mai. Ha sempre segnalato Gesù. Come ha detto nelle nozze di Cana: “Fate quello che egli vi dirà”. E questa è la Madonna. A me piace vederla così, segnalando Gesù. Quando una devozione mariana è incentrata troppo su se stessa, non è quel dito e non va bene. Non va bene sia nella persona che ha la devozione, sia in coloro che la portano avanti».

NICOLÒ E L’INQUIETUDINE

Poi a prendere parola è stato Nicolò Govoni (nella foto a lato), direttore esecutivo di “Still I Rise“, organizzazione non profit che opera in parti diverse del mondo per realizzare scuole e centri di educazione per giovani poveri. Ma da adolescente, racconta Nicolò, era un ragazzo irrequieto e ribelle, fino a un cambiamento radicale. Così ha commentato il Papa: «L’inquietudine è una grazia. Una delle prime cose che il Signore fa quando si avvicina a noi è mettere il cuore inquieto. Io ho paura delle persone che hanno il cuore quieto. L’inquietudine è quella che ti fa capire che ci sono altre cose oltre te stesso. Io ho paura dei cuori quieti».

Di fronte all’inquietudine dei figli, come si deve comportare un genitore? Francesco ha invitato a «dare le cose positive, le carezze e i limiti. Educare nei limiti. Se a un ragazzo o a una ragazza, a un bambino o a una bambina, lo fai crescere senza limiti stai facendo un male. Hanno bisogno della carezza, del “sì” dell’amore, ma anche del “no” dell’amore. Io in confessione quando viene una persona, domando sempre se gioca con i figli quando vedo che sono giovani. Ricordo una volta un uomo che mi disse: “Eh, magari io potessi; esco di casa per il lavoro quando stanno dormendo e torno quando stanno dormendo”. Anche la vita di oggi rende schiavi. Ma la gratuità con i figli? Giocare con i figli? Questa è la pedagogia della gratuità. Educare i figli nella gratuità che conosce i limiti. Non è facile, ma tutti i genitori sanno farlo e possono farlo. Perché è la grazia della genitorialità».

Per il Pontefice, «il maestro non invade mai. Non seduce mai. Attira. Ti fa sentire bene. E ti mette dei limiti. Un maestro che soltanto ti attira e ti dà delle caramelle non va bene. Il maestro è quello che ti fa camminare, ti aiuta a camminare, ma non cammina per te. Ti dice il limite direttamente e ti rimprovera. Un papà e una mamma, che mai hanno rimproverato un figlio, non funzionano».

LA PACE E IL GIUBILEO 2025

Questo l’appello del Papa per la pace in Ucraina: «È una storia antica come l’umanità. Con la pace si guadagna sempre. Forse poco, ma si guadagna. Con la guerra si perde tutto, tutto. I cosiddetti guadagni sono perdite».

Sul Giubileo del 2025, invece, ha indicato: «Il Giubileo è avvicinare tutti fra noi e con Dio, per sciogliere i problemi e aiutare a risolvere e perdonare. Una delle cose più belle della gente è imitare Dio in questo: che perdona, che non ha rancore dentro. Imparare a perdonare come fa Dio con ognuno di noi».

I SALUTI

«Santità, grazie. Forse questa parola non esprime quello che tutti noi stiamo provando nei suoi confronti. È stato un dono che non dimenticheremo mai. Grazie» conclude Lorena Bianchetti. «Grazie a te, per quello che fai» conclude Francesco. Poi un lungo applauso, le foto di rito, una benedizione. E il ritorno del Pontefice in Vaticano.

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