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Sinodo dei vescovi – «I giovani: un grande dono per la Chiesa e la società»

Monsignor Nicolò Anselmi, genovese, classe 1961, è stato ordinato sacerdote dal cardinal Giovanni Canestri il 9 maggio 1992. Il 10 gennaio 2015 papa Francesco lo ha eletto Vescovo con l’incarico di Ausiliare nella Diocesi di Genova, città nella quale è stato consacrato l’8 febbraio 2015 dal cardinale Angelo Bagnasco. Attualmente è Segretario della Commissione Episcopale per la famiglia, i giovani e la vita. Sta partecipando al Sinodo sui giovani in Vaticano, che si concluderà il 28 ottobre.

Monsignor Anselmi, sbirciando i titoli sui giornali si fa un po’ fatica a cogliere il “punto” di questo Sinodo. Ci può aiutare?
«Credo che uno dei temi portanti sia quello della sinodalità intesa in modo ampio, per cui i giovani non sono più soltanto destinatari di un’azione pastorale. Lo so, è una cosa che si è sempre detta, ma ora è un’acquisizione definitiva: i giovani sono il presente della Chiesa».

Come evitare la retorica parlando dei giovani?
«Attraverso gesti concreti fatti in comune. La Pastorale giovanile si scopre vivendo insieme, accompagnati dallo Spirito Santo nella concretezza del quotidiano».

Lei che cosa porterà a casa da questo Sinodo?
«Innanzitutto non si potrà più pensare alla vita della Chiesa senza i giovani, a tutti i livelli. Secondo aspetto, molto evidente, è che i giovani hanno chiesto una maggiore autenticità alla Chiesa degli adulti. Hanno bisogno di avere di fronte persone disponibili ad accompagnarli. Ed è venuto fuori anche l’anelito verso un mondo di pace e di giustizia sociale. Su questo i giovani hanno una sensibilità più forte, che si esprime anche in un maggiore rispetto del Creato. Da ultimo, l’aspetto vocazionale, che da sempre è insito nella Pastorale giovanile. Si sente la necessità di creare spazi e tempi consoni per fare discernimento sulla propria vocazione, in un’esperienza di fraternità vera».

E i tanti giovani lontani dalla Chiesa?
«Per loro è emersa l’urgenza di offrire spazi di avvicinamento, che non siano però solo liturgici; questi ultimi, pur fondamentali, non bastano più».

Lei come vede il mondo giovanile?
«Mi sento di poter dire che non è vero che i giovani esauriscono la vita cristiana all’interno della parrocchia. Prima di tutto esiste una dimensione dello studio e del lavoro, che è assolutamente essenziale. E la Chiesa deve provare a stare in mezzo a loro, ascoltarli e accompagnarli anche in quegli ambiti».

Una curiosità: papa Francesco come si sta comportando al Sinodo?
«Bene, direi (sorride). Mi ha colpito molto quando ci ha chiesto di parlare con parresia, cioè con verità e coraggio. Senza preoccuparsi di fare il bel discorso, che alla fine non serve a nessuno».

Andrea Antonuccio

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