Attesa. Che cos’è l’attesa? Se pensiamo alle attese della nostra vita quotidiana, pensiamo agli sportelli comunali, alla coda in cassa e a tutti quei momenti nei quali restiamo fermi, immobili ad aspettare il nostro turno. Ma attesa è tutt’altro. L’attesa è esattamente il contrario della staticità che le abbiamo attribuito nel tempo. Attesa è movimento, ma non del corpo bensì della nostra parte più importante: l’anima. Immaginate l’attesa come un uomo o una donna con i piedi ben piantati a terra ma il cuore e la testa in movimento. D’altra parte ce lo dice la parola stessa, “Ad-tendere”, ovvero tendere verso qualcosa o qualcuno. Un vero e proprio movimento dell’anima che ha una prerogativa fondamentale, che è anche il suo contrario, la staticità. Già, perché l’attesa è stare fermi con il corpo, a volte è mordersi la lingua, altre volte è controllare le proprie reazioni, altre volte è morire a se stessi. Ma sempre con l’anima in movimento. Un movimento statico. Un ossimoro come il suo sinonimo: amare. Se è vero che chi vuole amare deve imparare a rinunciare, allora è vero che chi vuole “tendere verso” deve imparare a stare fermo. O meglio, imparare a muovere l’anima. Se ci pensiamo, la preghiera ha nella sua sostanza proprio questo principio. Siamo fermi con il nostro corpo, ma la nostra anima è protesa verso Dio, viviamo l’attesa di una Sua risposta senza però avere la “certezza” che possa accadere. Questo è amore. In fondo attendiamo solo ciò che amiamo. Come dice il buon Niccolò Fabi: “L’argento sai si beve, ma l’oro si aspetta”.
Enzo Governale
@cipEnzo