Cardinal Louis Raphael Sako | «Gli iracheni sono sotto shock per quanto accaduto nell’ultima settimana. Essi temono che l’Iraq diventi un campo di battaglia, piuttosto che un Paese sovrano, capace di proteggere i suoi cittadini e la sua ricchezza. Imploriamo il Dio Onnipotente di concedere all’Iraq e alla regione quella vita pacifica, stabile, sicura e normale che tutti desideriamo» ha detto il patriarca cattolico iracheno.
Papa Francesco | «In tante parti del mondo si sente la terribile aria di tensioni. La guerra porta solo morte e distruzione. Chiamo tutte le parti a mantenere accesa la fiamma del dialogo e dell’autocontrollo, e a scongiurare l’ombra dell’inimicizia» ha detto papa Francesco durante l’Angelus di domenica 5 gennaio. «Preghiamo in silenzio perché il Signore ci dia questa grazia» ha aggiunto il Pontefice.
Giuseppe Conte | «In queste ore di tensione esprimo la mia sentita vicinanza a tutti i nostri soldati che svolgono con dedizione e professionalità la loro missione in Iraq e non solo» le parole del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.
Unione Europea | «L’uso delle armi deve fermarsi adesso per dare spazio al dialogo» ha esortato la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, che aggiunge: «Faremo tutto il possibile per riaprire i colloqui».
Le tre Nazioni | «Chiediamo a tutte le parti di esercitare la massima moderazione e responsabilità. L’attuale ciclo di violenza in Iraq deve essere fermato» il pensiero di Francia, Germania e Regno Unito in una nota congiunta.
Boris Johnson | «Soleimani aveva le mani sporche del sangue delle truppe britanniche» commenta il premier britannico Boris Johnson, che definisce un «diritto degli Usa quello di proteggere» le proprie basi e il personale.
M. J. Tarif | «Non abbiamo dato inizio noi a questa escalation. Gli Usa hanno intrapreso una guerra commerciale contro l’Iran e devono ritrovare il buonsenso». Replica del ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif.