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#iorestoacasa: «Dobbiamo passare dal “Cosa fa oggi?” al “Come sta oggi?”»

Intervista allo psicologo Federico Fortunato

Non negare l’oggettiva difficoltà, non guardare ossessivamente le statistiche e i telegiornali, mantenere vive le abitudini quotidiane e mantenere vive le relazioni: i consigli di uno psicologo per gestire al meglio la quarantena forzata.

In poche settimane la nostra vita quotidiana è stata completamente stravolta: da un generico invito alla prudenza e al «contenere la socialità» ora c’è proprio il divieto di uscire di casa se non per fare la spesa o per necessità di salute, e quando si esce bisogna sempre avere con sé un foglio che ne certifichi il motivo.

Questa situazione non è semplice per nessuno, ma per le persone anziane potrebbe risultare ancor più complicato del previsto, sia per la difficoltà a cambiare abitudini sia per il fatto che sono la categoria più fragile e colpita dal coronavirus. Come ci si può attrezzare davanti a questi cambiamenti? Abbiamo chiesto aiuto al dottor Federico Fortunato, psicoterapeuta dello studio di psicoterapia Milano Psy.

Dottor Fortunato, come possiamo essere orgogliosi di stare a casa e come possiamo trasmetterlo a chi fa più fatica?
«Ai nostri nonni un tempo è stato chiesto di andare al fronte a combattere, ora ci è chiesto di rimanere fermi nelle quattro mura di casa. Il contributo di ognuno nei confronti del benessere collettivo implica sempre delle restrizioni personali e uno sguardo di responsabilità sociale. La morale sociale dal dopoguerra e fino ad oggi è stata “divertiti e non ci pensare”, la responsabilità e la capacità di sacrificarsi erano visti come desueti e negativi. Ora gli atteggiamenti di astensione e sacrificio sono visti sotto una luce nuova».

Come possiamo gestire le emozioni contrastanti che questi divieti suscitano?
«Il vissuto emozionale dello stare a casa sicuramente una frustrazione sulla soddisfazione dei normali desideri. Il fatto di non poter uscire è regolato da un controllo esterno: potremmo viverlo come sottomissione ad una regola, che ci fa percepire sentimenti di frustrazione e impotenza. Concepire lo stare in casa come qualcosa di bello è difficile: va bene l’invito di Fiorello di cantare e ballare, ma obiettivamente questa situazione porta con sé tante emozioni negative, comprese la tristezza e l’ansia nel sentirsi reclusi. Il primo consiglio da parte mia è non negare queste emozioni: ammettere che stare a casa è difficile prima con noi stessi e poi con gli altri è importante. Se una persona anziana o un amico ci esterna le sue difficoltà, liquidarlo con “tanto lo devono fare tutti” non serve. Bisogna accogliere e dare spazio a chi vuole parlarcene, senza sminuire o tentare di normalizzare a tutti i costi. Porre l’accento sullo sforzo collettivo può servire invece a far capire che insieme ai piccoli gesti di tutti possiamo uscirne».

E se ci fossero persone che non hanno ancora capito la necessità concreta di non uscire?
«Se dovessimo vedere atteggiamenti di negazione della realtà, è nostro dovere diffondere informazioni chiare e inequivocabili, prese da quotidiani. Non allarmistiche, ma che tengano conto della gravità della situazione».

Piccola guida dello psicologo Federico Fortunato

  1. Abitudini e routine quotidiana
    «Svegliarsi, vestirsi e farsi la barba come se si dovesse uscire di casa è di fondamentale importanza. Cerchiamo di dare una struttura alla giornata e manteniamo ritmo di attivazione che abbiamo di solito. Ricordiamo anche che fare pasti regolari e dormire le ore giuste fa bene anche al sistema immunitario».
  2. Dividere degli spazi
    «Essere troppo a contatto gli uni con gli altri non giova alla quiete della casa. Stare troppo a contatto può generare liti: se si è in casa a fare smart working o semplicemente a leggere un libro, cerchiamo di ricavare delle aree precise per ognuno».
  3. Dal «Cosa fai oggi?» al «Come stai oggi?»
    In questo momento in cui abbiamo più tempo per gestire le relazioni sociali, chiamiamo e videochiamiamo. Le persone anziane hanno bisogno di sentire tanta vicinanza, e non c’è niente come una chiamata di figli e nipoti che li possa far stare meglio. Invece di chiedere «Cosa hai fatto?» concentriamo l’attenzione più sul «Come sei stato oggi?».
  4. Piccole gioie quotidiane
    «Routine e stile di vita sano sono la priorità, ma concediamoci anche qualche «coccola», la possibilità di fare la deroga di qualche regola che abbiamo nella quotidianità: dormire mezz’ora in più, farsi una torta, guardare un film a metà pomeriggio. Piccoli piaceri quotidiani che aiutano ad essere più positivi».
  5. Attrezzarsi con il virtuale
    «Può essere il momento in cui la tanto bistrattata tecnologia può venire in soccorso soprattutto delle persone più avanti con l’età, che l’hanno sempre vista un po’con sospetto e un po’ con difficoltà. Con un po’ di pazienza si può imparare a fare una videochiamata, che aiuta a sentirsi vicini anche se lontani».
  6. Fare un po’ di ginnastica
    «Una passeggiata per casa, qualche semplice esercizio di stretching, tutto va bene per mantenere un po’ di tonicità: mens sana in corpore sano».
  7. Il potere del riordino
    «Dato che non si può uscire cerchiamo di mettere la massima cura nel valorizzare l’ambiente domestico: pulizie di primavera, riordino del cassetto delle foto, sistemare i documenti accatastati in un angolo: che questa quarantena serva per fare ordine nelle priorità della vita ma anche nelle stanze».
  8. Dare spazio alla propria creatività
    «La noia non è sempre e necessariamente qualcosa di malvagio. Non siamo abituati a viverla perché siamo immersi in una società che va a 100 all’ora, ma la noia può generare scintille di creatività». Largo quindi ad intrattenimenti come dipingere con gli stencil sui muri, provare a fare nuove ricette, preparare conserve e marmellate da regalare finita la quarantena».
  9. Dedicarsi alla lettura
    «Mai come ora si può recuperare il Gap dei libri che abbiamo sempre voluto leggere ma non abbiamo mai avuto il tempo di prendere in mano. Personalmente consiglio Cecità di Saramago, per approfondire risvolti emotivi e sociali di una società colpita da un’epidemia». Per chi ha voglia di qualcosa di leggero ci sono sempre Sofi e Kinsella, Andrea Vitali o Andrea Camilleri. Io consiglio tutti i libri di Antonio Sicari, perfetti per la Quaresima.
  10. Tv e telegiornali con buon senso
    «Non guardare ossessivamente i tg, e quando accade, cercare di concentrarsi anche sulle guarigioni e non solo sui decessi. La tv andrebbe guardata una o due volte al giorno, e il notiziario andrebbe sempre commentato con qualcuno, per evitare il rimugino ossessivo».

A cura di Zelia Pastore

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