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Sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio

Commento al Vangelo

Dal Vangelo secondo Luca

Commento al Vangelo di domenica 20 dicembre 2020
IV Domenica di Avvento

Questa domenica ascolteremo il Vangelo che ci prepara alla festa del Natale. Siamo nella quarta domenica di Avvento. […] Siamo avvolti da questa atmosfera che ci porta a contemplare Gesù fatto uomo: al di là della bellezza, della poesia che questo evento porta in sé, oggi la liturgia si concentra sulla figura di Maria. L’annuncio che riceve cambia la storia, la risposta di Maria cambia la storia: il suo sì rende possibile un evento meraviglioso. Mi piace ricordare che il nostro padre San Francesco amava in modo particolare la Vergine Maria, perché aveva reso nostro fratello il Signore della Gloria. Se pensiamo a questo, non possiamo che esprimere la nostra gioia e la nostra gratitudine perché Dio ci ama veramente tanto: così tanto da darci il suo figlio unigenito. Sapete che in tutta la Bibbia Dio non realizza dei progetti e poi li affida agli uomini: Dio ci prepara a svolgere un compito. Pensate a Mosè: il Signore lo ha preparato a liberare il popolo d’Israele dalla schiavitù dell’Egitto. Ma Mosè, umanamente parlando, non aveva le caratteristiche né gli strumenti. Possiamo dire che Dio non ci informa su ciò che vuole fare, se non in modo sommario, però ci forma perché possiamo portare a compimento la missione che ci affida.

Dio non ci informa, ma ci forma: ci prepara per essere all’altezza del compito che ha pensato per noi. Così avviene per Maria: quali strumenti poteva avere questa donna per portare avanti il piano del Signore? Possiamo dirlo francamente: nessuno. Maria però è plasmata dallo spirito, è preparata da Dio perché potesse svolgere la missione che il Signore aveva pensato per lei. Mi piace pensare che il Natale in qualche modo rappresenta per ciascuno di noi questo modo di fare di Dio: egli ci offre tutto ciò di cui abbiamo bisogno perché possiamo anche noi svolgere la nostra missione nella vita. Di che cosa abbiamo bisogno per questo cammino di formazione, di preparazione? Di una cosa soltanto: di Gesù. Abbiamo bisogno del suo amore. L’accoglienza di Gesù non è una questione di mente, è una questione di fede. La fede ci porta ad accogliere Gesù nella nostra vita e questa presenza ci plasma progressivamente, se ovviamente diamo il nostro assenso, la nostra disponibilità. Ci plasma perché nel corso della vita ciascuno di noi possa compiere la missione di Dio.

Poi mi piace pensare che, a differenza per esempio di Zaccaria che riceve l’annuncio della nascita mentre è nel tempio di Gerusalemme o di Mosè riceve la chiamata di Dio mentre è nel deserto a pascolare il gregge, quindi al lavoro, Maria riceve la chiamata di Dio mentre è in casa. Sta vivendo una realtà domestica, la quotidianità. Noi rischiamo di svilire la quotidianità: la consideriamo banale, noiosa, insignificante. Invece Dio si rivela a Maria proprio nella banalità del quotidiano. Come non pensare alla nostra quotidianità? Quanti di noi per esempio passano intere giornate tra le mura domestiche o nel solito ambiente di lavoro? Ma è proprio lì che Dio ci viene incontro, che si manifesta, che ci offre di partecipare al suo lavoro. Ecco, voglio leggere il Natale così: come il momento in cui Dio ci sorprende nella nostra quotidianità, nella nostra realtà di tutti i giorni. Ma dentro questa realtà quotidiana, per certi aspetti banale e monotona, Dio pone qualche cosa di straordinario. Che il Natale allora sia davvero per ciascuno di noi l’inizio di questo cammino nuovo, in cui ci lasciamo preparare dal Signore per svolgere la nostra missione: i figli di Dio.

Padre Giorgio Noè
parroco di Spinetta Marengo,
Castelceriolo e Litta Parodi

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