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Due fratelli e un alfabeto geniale

Risonanze

Il prossimo 14 febbraio sarà la VI domenica del tempo ordinario (anno B) e, come tutte le domeniche, giorno fondamentale per tutti i cristiani. Ma l’anno 2021 porta in sé una felice e non comune combinazione: quella del “giorno del Signore” (domenica), insieme a quella della festa di San Valentino e pure insieme al ricordo liturgico dei Santi Cirillo e Metodio. La “risonanza” che vorrei proporre ai nostri amici di Voce Alessandrina in questo numero, senza nulla togliere ai primi due aspetti, è proprio dedicata a questi due fratelli: Cirillo e Metodio.

Il Martyrologium Romanum ci fornisce le ragioni per le quali la Chiesa li ricorda: «Di Salonicco, mandati in Moravia dal Vescovo di Costantinopoli Fozio, vi predicarono la fede cristiana e crearono un alfabeto per tradurre i libri sacri dal greco in lingua slava. Venuti a Roma, Cirillo, il cui nome prima era Costantino, colpito da malattia, si fece monaco e in questo giorno (14 febbraio 869, ndr) si addormentò nel Signore. Metodio, invece, ordinato da Papa Adriano II Vescovo di Srijem, nell’odierna Croazia, evangelizzò la Pannonia senza lesinare fatiche, dovendo sopportare molti dissidi rivolti contro di lui, ma venendo sempre sostenuto dai Romani Pontefici; a Staré Mesto in Moravia, il 6 aprile (885, ndr), ricevette il compenso delle sue fatiche».

Lascio a commentatori teologicamente più competenti di chi scrive, il compito di aiutarci ad approfondire la grandezza di questi due Santi che papa Giovanni Paolo II dichiarò nel 1980 “compatroni d’Europa”. Un pensiero, tuttavia, nasce spontaneo e riguarda proprio ciò che la creatività di San Cirillo produsse, ispirata dal Vangelo: a lui – che fin da giovane amava studiare anche geometria, retorica, astronomia, musica… parlando correttamente, oltre al greco, il latino, l’ebraico e l’arabo – dobbiamo infatti dire grazie per l’invenzione che porta il suo nome.

L’alfabeto cirillico – di 38 lettere di cui 14 ideate specificamente per la fonetica slava e le rimanenti prese dal greco – non è (stato) importante solo per essere la base della letteratura dei popoli slavi, ma soprattutto per essere stato lo strumento per diffondere nelle terre di missione dei due Santi fratelli il Vangelo di Gesù e per farlo nel modo più efficace e comprensibile, per tutti.

L’invito che Cirillo e Metodio oggi ci rivolgono potrebbe essere dunque quello di spenderci, con impegno e creatività, perché l’annuncio e la testimonianza della nostra Fede siano resi sempre, il più possibile “comprensibili” e accolgano la diversità degli “altri-da-noi” (siano essi giovani o anziani, nei nostri contesti o nelle terre di missione) come stimolo innanzitutto per cercare il dialogo, per parlarsi, per “capirsi” al meglio grazie a un “linguaggio comune” e per vivere “insieme” la ricerca di Dio. Obiettivi impegnativi, sfidanti e non scontati: ma buoni motivi per festeggiare e ringraziare il Signore Gesù domenica 14 febbraio.

Guido Astori

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