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Anche per i laici l’aborto è un delitto

“Fede e medicina” di Franco Rotundi

Come ogni anno, il 22 maggio, oltre a celebrare Santa Rita, dobbiamo purtroppo ricordare l’anniversario della legge 194, del 1978, che legalizza, di fatto, l’aborto volontario. Questa legge, in realtà poco applicata, oltre a procurare la uccisione di milioni di bimbi nel grembo della mamma, come già detto tante volte, ha di fatto creato una pedagogia e mentalità di morte, per cui è difficile ora spiegare ai giovani che l’aborto non è lecito, non è così buono, è un “delitto diventato diritto“.

Quelli “anziani” come me, che hanno visto il prima e il dopo, hanno però il dovere di dire la Verità, senza puntare il dito contro nessuno, anche se molti, pure in ambito cattolico, si sentono rassegnati e la sentono una partita persa. Per fare questo vorrei questa volta citare le parole di due grandi pensatori laicissimi, dunque, forse, ancora più “credibili”.

Il primo, Norberto Bobbio, filosofo non credente, al Corriere della Sera (1981): «Dice Stuart Mill: “Su se stesso, sulla sua mente e sul suo corpo, l’individuo è sovrano”. Adesso le femministe dicono: “Il corpo è mio e lo gestisco io”. Sembrerebbe una perfetta applicazione di questo principio. Io, invece, dico che è aberrante farvi rientrare l’aborto. L’individuo è uno, singolo. Nel caso dell’aborto c’è un “altro” nel corpo della donna. Il suicidio dispone della sua singola vita. Con l’aborto dispone di una vita altrui […] Quale sorpresa ci può essere nel fatto che un laico consideri come valido, in senso assoluto, come un imperativo categorico, il “non uccidere”? E mi stupisco a mia volta che i laici lascino ai credenti il privilegio e l’onore di affermare che non si deve uccidere».

Il secondo è Pier Paolo Pasolini (nella foto), sempre sul Corriere, nel 1975: «Sono traumatizzato: considero la legalizzazione dell’aborto come la legalizzazione dell’omicidio. Nei sogni e nel comportamento quotidiano, cosa comune a tutti gli uomini, io vivo la mia vita prenatale, la mia felice immersione nelle acque materne: so che là io ero esistente. Che la vita è sacra è ovvio. È un principio più forte ancora che ogni principio della democrazia».

Un medico come me, che votò nel 1981 a favore dell’aborto, per poi convertirsi vedendo la realtà e usando la ragione, come può puntare il dito contro i giovani? Tuttavia devo dire la verità, porre queste domande: se tutti gli uomini sono stati embrioni, perché molti embrioni non possono essere uomini? E ancora: come può una legge stabilire i termini entro i quali la vita deve essere tutelata? Ora è il momento di convertirsi, per amore della Vita, soprattutto stando accanto, da medici e da uomini, alle mamme che hanno abortito e sono lasciate veramente sole, prima e dopo. Diciamo ai nostri figli, ai nostri amici, a coloro che prendiamo in cura: l’aborto non è bello, è sempre un male, decidete sempre per il Bene, per la Vita.

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