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Durante l'influenza spagnola tra gli anni 1918 e 1920

La malattia nella storia

“Fede e medicina” di Franco Rotundi

Nella Sacra Scrittura si fa più volte riferimento alla malattia, in particolare alla malattia infettiva epidemica, e le guarigioni miracolose (allora sicuramente) del Signore sono una delle sue più forti manifestazioni. Questi episodi, visti nella loro pienezza di storia e Fede, appaiono più che mai attuali e provvidenziali in questo periodo e sono sempre fonte di riflessioni.

La dimensione storica e clinica di particolari malattie infettive come la lebbra, per esempio, allora diffusissima e non curabile, devastante e soprattutto causa di assoluta segregazione. I malati di lebbra dovevano vivere separati, erano allontanati dalle stesse loro famiglie, dalla società; dovevano stare coperti fino al labbro superiore (riferimento a questo periodo). Esempi nella storia si sono ripetuti, in altre forme: con la peste e i lazzeretti, con la tubercolosi ed i vecchi sanatori; situazioni tragicamente simili a questa ultima pandemia dove separazione, isolamento, segregazione e coprifuoco sono stati considerati (più o meno giustamente) come i principali sistemi di prevenzione cura.

Nel corso della storia, tuttavia, si sono registrati grandi successi nella terapia delle malattie infettive, almeno batteriche, con l’avvento degli antibiotici. Inoltre per le malattie virali, causate da questi “frammenti di genoma” passi avanti enormi sono stati fatti con le vaccinazioni: ricordiamo la poliomielite, il vaiolo, l’epatite: tanta impotenza, invece, per la terapia causale virale, cosicché le misure di separazione e segregazione anticontagio sono più o meno simili a quelle di secoli fa. Un esempio fra tutti, legato agli stili di vita, è dato dalle malattie sessualmente trasmesse. Nella loro storia millenaria abbiamo avuto circa 50 anni di illusoria sconfitta delle stesse: dalla scoperta degli antibiotici alla virulentazione dell’Aids, per cui i comportamenti rappresentano la unica vera prevenzione.

Quali riflessioni, dunque, fra Medicina e Fede: prima di tutto il solito, non scontato, richiamo alla umiltà. La scienza ha fatto e fa tantissimo, ma troppo spesso deve fermarsi di fronte a una sorta di “riedizione” del male: il male è divisivo, da sempre, come il demonio, ci allontana gli uni dagli altri e questa è morte spirituale, prima che fisica. Solo Dio è il vero guaritore e gli uomini di scienza con Lui debbono collaborare umilmente e intensamente; la sofferenza e la malattia “scatenano l’amore” e hanno un senso nell’ottica unitiva alla Sofferenza Redentrice del Cristo.

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