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Tutta colpa del ’68?

“Cronache dalla galassia” di Enrico Zappa

Di fronte ad una società che sembra obbligata a essere liquida e a disconoscere qualsiasi tipo di riferimento tradizionale, attribuendo a questo aggettivo una connotazione oscurantista e negativa, molto spesso si sente dire che è colpa del 1968.

Quella stagione, che ho vissuto da bambino e di cui ricordo come in sogno l’atmosfera e Gianni Rivera (nella foto), è stata però seguita da tanti fatti e decisioni che hanno smantellato un mondo per arrivare a quello di oggi, che comunque sarà a sua volta un passaggio.

La finanziarizzazione del sistema economico, con tutte le storture che oggi sono evidenti, prende le mosse anche da prima del 1968, ma da quell’anno subisce una decisa accelerazione.

  • 1969: sull’onda del 1968, scoppia l’autunno caldo, con le rivendicazioni sindacali sui salari, che aumenteranno anche del 20% all’anno.
  • 1971: il Presidente americano Nixon decide l’abolizione del Gold Exchange Standard, ovvero la convertibilità del dollaro in oro, dando vita al sistema dei cambi flessibili.
  • 1978: l’omicidio di Aldo Moro interrompe forse un percorso di riallineamento italiano nell’ambito dei paesi occidentali.
  • 1979: entra in funzione lo Sme, Sistema monetario europeo, per garantire la stabilità dei cambi valutari.
  • 1981: avviene il “divorzio” tra Banca di Italia e Tesoro, fatto epocale per l’economia italiana che darà il via alla crescita del debito pubblico per interessi portandolo ai livelli che tanto raccapriccio destano oggi.
  • 1984: viene abolita con referendum la scala mobile, ovvero l’adeguamento automatico dei salari all’inflazione.
  • 1986: viene firmato l’Atto unico europeo, in riforma dei Trattati di Roma del 1957; da qui conseguirà la privatizzazione delle grandi banche statali.
  • 1992: è l’anno di Tangentopoli e di Maastricht, ma anche degli omicidi di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
  • 1999: nasce l’Euro.

Alcune di queste decisioni erano necessarie, altre sono state condotte con superficialità a volte dolosa, ma ci si dovrebbe domandare anche di quante siano state prese secondo criteri democratici, ovvero siano nate da istanze sentite da chi in democrazia dovrebbe decidere, cioè il demos.

Da ragazzi, negli anni ‘70, i cinegiornali raccontavano di un paese ricco di imprenditori laboriosi e di inventiva, oltre che di Miss Italia e di Sanremo. Oggi Miss Italia e Sanremo resistono, però la laboriosità e l’inventiva che contano sono confinate all’abilità nel montare a panna il bianco d’uovo o di “impiattare una pietanza”.

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