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Santa Maria di Castello: e adesso?

Alessandria

Professor Orsini, perché è crollato il cornicione di Santa Maria di Castello?
«Ci sono eventi che l’uomo molte volte non riesce ad anticipare, per molti motivi. Certamente non per trascuratezza, perché la chiesa di S. Maria di Castello è costantemente sotto la lente sia dell’ufficio Beni culturali della Diocesi sia di quello della Soprintendenza. L’episodio di venerdì scorso può essere riconducibile a una microinfiltrazione di acqua proveniente dalla copertura del tetto sovrastante».

Non è venuta giù tutta la Chiesa…
«Di fatto, il crollo ha coinvolto solo una minima parte del cornicione posto appena al di sotto dello spiovente del tetto superiore, compreso in uno spazio di circa due metri. Va detto anche che il cornicione non è parte integrante della struttura, ma è stato realizzato in un secondo tempo rispetto alle pareti esterne della chiesa. E fortunatamente l’incidente è successo in un momento nel quale né all’esterno né all’interno della chiesa erano presenti persone».

Lei come l’ha saputo?
«In quel momento, casualmente, mi trovavo al convegno su San Pio V seduto a fianco della funzionaria della Soprintendenza, dottoressa Francesca Lupo. Insieme abbiamo immediatamente proceduto a una verifica de visu di ciò che era accaduto. Non sono trascorsi più di 15 minuti dal momento del crollo a quello dell’intervento».

Bene. Ma chi aggiusterà la chiesa?
«A seguito della relazione dei vigili del fuoco, abbiamo subito avvisato un’impresa edile perché sul posto prendesse i primi provvedimenti, dopo quelli per la sicurezza delle persone, tempestivamente attivati dalla polizia municipale. Il da farsi è stato affidato alla competente supervisione dell’ingegner Enrica Cattaneo, che per conto della Diocesi provvederà a una verifica strutturale alla quale seguirà, in tempi molto brevi, l’intervento vero e proprio. L’intero materiale derivato dal crollo è stato recuperato e sarà riutilizzato per l’intervento di ripristino».

Qual è lo stato complessivo delle chiese “storiche” della nostra Diocesi? Rischiamo altri crolli?
«L’ufficio Beni culturali ed Edilizia di culto attraverso l’ufficio tecnico della Diocesi tiene costantemente monitorati tutti gli edifici, anche grazie alle segnalazioni dei parroci o di chi ha responsabilità sulle chiese non parrocchiali. Il tutto è finalizzato a prevenire quei danni che possono essere rimediati al primo segnale d’allerta».

In città non si è mai parlato così tanto di Santa Maria di Castello. Non le pare un po’ strano?
«Se mi è consentito prendere a prestito un proverbio che frequentemente appare sulle labbra di molti, “fa molto più rumore un albero che cade che una foresta che cresce”. È forse il nostro caso. In tanti passano davanti a una chiesa senza interessarsi di ciò che appare ai loro occhi. Una maggiore sensibilità potrebbe aiutarci a migliorare la nostra attenzione su ciò che, non senza gravosi sacrifici, ci hanno lasciato coloro che ci hanno preceduto. In ogni modo, ben venga che si faccia rumore a questo proposito. Perché così potrà esserci la consapevolezza di una compartecipazione, per fare in modo che il nostro gioiello architettonico sacro alessandrino possa tornare presto alla sua magnificenza e bellezza».

Chi pagherà i restauri?
«Per me sarebbe facile rispondere, da uomo di fede, che la Provvidenza è grande. Ma quest’ultima ha sempre bisogno della generosità degli uomini. È stata aperta una sottoscrizione da parte del Fai perché Santa Maria di Castello diventi “Luogo del cuore”. Abbiamo solo 15 giorni per sottoscrivere un’adesione che non costa nulla, ma che potrebbe far molto. Inoltre attiveremo la pratica per ottenere un intervento da parte del Ministero per i Beni culturali. Non saranno tralasciate le richieste alle Fondazioni che operano sul territorio, e saranno graditissime le offerte liberali dei cittadini per le quali, lo ricordo, sarà possibile la detrazione fiscale. Per questa modalità è disponibile il recapito telefonico 0131 512239, che corrisponde all’ufficio dei Beni culturali della Diocesi. Ringrazio fin d’ora tutti coloro che aderiranno a questa lodevole iniziativa».

A. A.

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