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L’eredità di Faà di Bruno/4

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Una centrale via di Alessandria, nei pressi di Piazza della Libertà, è intitolata a Francesco Faà di Bruno, personaggio veramente esemplare di intelligenza storica e sociale, scienziato e sperimentatore di tecnologie innovative, filantropo e religioso.
Faà dopo le sue innumerevoli iniziative e realizzazioni decise di fondare una congregazione di suore. Per questo fine, aveva incontrato il Cottolengo, don Bosco e la Marchesa di Barolo. Preparò il motto programmatico per le religiose: “Pregare, agire, soffrire”.
Era il suo ritratto: preghiera e azione. Anche il nome era nel suo stile: Suore Minime del Suffragio poi diventate “Suore Minime”.
Il Vescovo di Alba gli aveva mandato Giovanna Gonella, una donna che, con sacrificio e tenacia, fu accanto al Fondatore divenendo la prima superiora generale della Congregazione. Quando dovette, per mesi, abbandonare la sua opera per trasferirsi a Roma, egli lasciò Giovanna a dirigere l’opera.
All’origine della Congregazione c’è tanto eroismo. La vita delle Minime fu dura per le fatiche del lavoro e l’austerità del Regolamento nel quale si riflettono le abitudini del Militare ligio al dovere. Il Regolamento comprendeva una giornata di attività con 6 ore di riposo, le Postulanti si alzavano alle 4.30 del mattino e andavano a dormire alle 22, e non era previsto un riposino pomeridiano. Pranzavano dalle 11.30 alle 12, la ricreazione era alle 12.30 e subito riprendevano l’attività.
Il piccolo drappello delle Suore non si scoraggiò per queste regole. Francesco era sempre davanti e faceva per primo quanto chiedeva loro. Il raffinato Marchese non faceva a sé la minima concessione al comodo, tutto era finalizzato a rendere meno pesante la vita ai poveri.

Cosa mancava? Il primo a dirlo fu il Vescovo di Mondovì: “Signor cavaliere che manca a lei per essere prete? Si decida e in breve sarà ordinato”. L’ideale che il marchesino Francesco aveva a 16 anni esplose in lui con forza ed evidenza. I requisiti c’erano, era preparato in filosofia, teologia, ed in Sacra Scrittura, aveva alimentato una intensa vita interiore dando largo spazio alla meditazione. In breve fu ordinato sacerdote a Roma il 22 ottobre 1876 a 71 anni d’età. Il 31 ottobre -stesso anno – l’Arcivescovo di Torino, col concorso di numeroso clero e tanta folla, benedisse la nuova chiesa di N.S. del Suffragio. Tutti cercarono l’artefice, ma don Francesco non era presente. Solo alla sera, alle 2030, in carrozza chiusa. giunse accolto dal giubilo del popolo. Il giorno successivo alle 6.15 celebrò la Prima Messa nella “sua” chiesa.

Resta da esaminare un ultimo aspetto: la diffusione nei Continenti dell’opera di Faà di Bruno. La Congregazione delle suore “Minime” da lui fondata si diffuse in vari continenti.
In Argentina si privilegia l’educazione scolastica in città e campagna: le religiose accompagnano la gestione e la pastorale delle due realtà. Collaborano con la parrocchia nella catechesi degli adulti.
In Congo è aperto il centro di formazione professionale S. Zita con corsi di alfabetizzazione, informatica, taglio e cucito. In Colombia, a Bogotà, le suore accolgono gli orfani e gli emarginati. L’Hogar Faà di Bruno di Medellin è orientato a proteggere la dignità della donna.

In Romania Le Suore Minime hanno aperto due centri per bambini di famiglie in difficoltà. I centri sono luogo di incontro di varie culture (rumeni, magiari, rom), e anche di varie confessioni (romano-cattolici, greco-cattolici, ortodossi, pentecostali, riformati).
Anche in questo la dimensione profetica e anticipatoria di innovazioni ecclesiali è il segno distintivo dell’azione di Francesco Faà di Bruno e delle sue derivazioni: sembra di vedere i prologhi dell’Ecumenismo e del Concilio Vaticano II.
Un vasto campo di azione umanitaria e religiosa, nella quale è presente l’attivismo geniale del Fondatore Francesco, un monferrino che ha segnato la vita della Chiesa nel mondo. Fu proclamato beato il 25 settembre 1988 da Papa Giovanni Paolo II.

La via di Alessandria a Lui intitolata è un dovuto omaggio ad una grande personalità; si può ipotizzare che altri ricordi come lapidi, iscrizioni a lui dedicate a siano opportuni in Alessandria e nel territorio del Monferrato. Un grande uomo, che seppe congiungere: Fede, Scienza, Società, aperture alla dignità e alla promozione dei reietti, delle donne, attenzione singolare ai Continenti poveri e alle loro vocazioni.

 

Flavio Ambrosetti 

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