Fra Roberto e fra Daniele ci raccontano il loro “passaggio di consegne”
Abbiamo riunito intorno a un tavolo fra Roberto Cattaneo, (a sinistra, nella foto) 64 anni, di cui sei trascorsi ad Alessandria presso la comunità dei Frati di via San Francesco, e fra Daniele Noè, 49 anni, ad Alessandria dal 2016, che da poche settimane opera nello stesso Convento che il nostro Vescovo ha ribattezzato “Casa San Francesco”. Con loro proviamo a raccontare un passato, un presente e un futuro di fede e carità. Nel segno del Santo di Assisi.
Fra Roberto, nel 2023 lascerai il Convento. Sai già per quale destinazione?
«No, non è ancora stata definita».
Ti dispiace andartene?
«Allora… direi proprio di sì. Mi dispiace perché ho un cuore (sorride) e quindi voglio molto bene agli alessandrini, per tante ragioni».
Non è facile spostarsi a 64 anni…
«Per me l’età conta poco. In questi 20 anni sono stato a Roma a studiare, poi a Tortona, Varzi e infine ad Alessandria. E quindi sono abbastanza abituato agli spostamenti».
Però, in questo caso…
«Mi pesa andarmene. Ma vado per obbedienza ai miei superiori».
E quanto ti pesa obbedire?
«È lo stesso “peso” per il quale ogni giorno porto con gioia le mie croci. Ed è tanto più liberante quanto più io amo Cristo. Nella realtà di tutti i giorni significa comprendere che c’è un progetto sulla mia vita che va al di là, o meglio, che è più grande del bene che voglio alle persone. Per cui non posso dire di no».
Un episodio di questi tuoi anni ad Alessandria?
«Tre anni fa stavo tornando da Tortona, dopo aver preso il pane per i poveri all’Iper. Erano le dieci di sera, e prima di entrare in convento, davanti al cancello, incontro una persona per me molto significativa che stava portando a spasso il cane. Mi dice: “Il pane per i poveri è essenziale. Ma non dimenticarti delle anime, sei un sacerdote”. Da lì ho deciso di iniziare con la gente un cammino spirituale in chiesa. Perché il cibo alla fine c’è, ma le anime hanno bisogno di noi sacerdoti per essere nutrite».
Lasci il testimone a fra Daniele Noè e a quelli che con lui verranno ad abitare nella Casa San Francesco.
«Ho piena fiducia in loro, ci conosciamo da tempo. E, alla base di tutto, nei nostri cuori regna il carisma francescano. Che è ricordarsi che Cristo povero e sofferente è presente nelle persone affamate o bisognose di pane, o nelle anime affamate e bisognose di Dio».
Vuoi ringraziare qualcuno?
«Ringrazio i frati che mi hanno sostenuto in questo cammino, padre Giuseppe, Pietro e Tommaso; la comunità dei volontari e tutte le persone che si sono coinvolte in un cammino spirituale attraverso la nostra chiesa, e che continueranno il loro cammino con i nuovi frati. Ma anche l’Amag nella persona dell’ex presidente Paolo Arrobbio, Borgoglio carni di Frugarolo, la Metlac, l’Esselunga, Sogegross, l’Iper di Tortona. So che dimentico qualcuno, mi scuso in anticipo».
Voi avete sempre vissuto di Provvidenza. Che cos’è per fra Roberto la Provvidenza?
«È l’altra alternativa di Dio all’amore. L’amore è universale, mentre la Provvidenza attua la gratuità di Dio nella persona umana».
Ora passiamo a fra Daniele Noè. Come ti senti a ereditare l’opera di chi ti ha preceduto?
«Intanto non sarò da solo, ma ci saranno i miei confratelli fra Giorgio e Lorenzo. Sento innanzitutto la grossa responsabilità di portare avanti l’opera e il servizio che i frati cappuccini hanno svolto. Mi rendo conto che è presente una grande realtà, organizzata, sensibile alle necessità dei poveri e non solo. Ma sento anche la fiducia del Vescovo, in primis. E di fra Roberto».
Che cosa vorresti chiedere allora a fra Roberto, oltre che ringraziarlo?
«Gli chiedo la carità di saperci introdurre e accompagnare in questo servizio che ha svolto finora in un modo attento e impeccabile. E di aiutarci a proseguire ciò che saremo chiamati a fare».
Pensi di portare già qualche novità?
«No, perché in questo momento è già tanto quello che è stato fatto, e si sta facendo, con molta cura. Poi si vedrà…».
Secondo te, il Signore adesso che cosa ti sta chiedendo?
«Una conversione della mia vita, per avere un’attenzione maggiore verso il prossimo e verso i bisognosi. Come diceva fra Roberto, non c’è solo il pane materiale ma anche quello spirituale».
Quali sono i primi problemi che hai incontrato?
«Devo ancora capire da che parte sono girato (sorride)… Vedo che bisogna dare continuità ai servizi in generale, mensa inclusa, alla Casa San Francesco e alle comunità parrocchiali alle quali siamo chiamati a prestare servizio. A tutti quelli che hanno aiutato e sostenuto in tanti modi fra Roberto, io dico: continuate a farlo, poiché sono i poveri che ne beneficiano. Noi siamo solo strumenti».
Fra Roberto, vorresti dire ancora qualcosa a chi ci sta leggendo??
«Sì. Voglio dire che non dimenticherò nessuno. Perché nel mio cuore c’è spazio per tutti».
Andrea Antonuccio
Una richiesta dai frati…
Nella logica del servizio, della comunità, della corresponsabilità, e nell’attenzione al prossimo, in questo momento Casa San Francesco avrebbe necessità di alcune persone volontarie che si possano rendere disponibili all’aiuto in cucina alla mattina. Per informazioni:
fradanielenoe@yahoo.it.
Grazie a coloro che già da ora si renderanno disponibili.
Fra Roberto e fra Daniele