Le parole del fratello Pietro su Wojtyla: interviene anche papa Francesco
Quelli appena trascorsi sono stati giorni di polemica sul caso di Emanuela Orlandi, la quindicenne vaticana scomparsa il 22 giugno 1983. Le indagini su questa torbida vicenda sono ripartite da diversi mesi: il 9 gennaio 2023, esattamente quattro giorni dopo il funerale di Joseph Ratzinger, il promotore di giustizia vaticano, Alessandro Diddi, su mandato di papa Francesco, ha riaperto il caso dopo anni di silenzi e omertà. E con la riapertura non mancano le polemiche.
ACCUSE IN TV. L’11 aprile Diddi ha ricevuto Pietro Orlandi (nella foto), fratello di Emanuela e il suo avvocato Laura Sgrò. Dopo otto ore con i pm, Orlandi e il suo legale partecipano al programma “DiMartedì” su La7 condotto da Giovanni Floris. Queste le sue parole: «Mi dicono che Wojtyla ogni tanto la sera usciva con due monsignori polacchi e non andava certo a benedire le case». Ma non è tutto. Orlandi porta in studio un audio in cui si sente un uomo dire: «Wojtyla […] pure insieme se le portava in Vaticano quelle, era una schifezza. E così il segretario di Stato a un certo punto ha deciso di intervenire. E si è rivolto a persone dell’ambiente carcerario e ai cappellani del carcere». E il fratello di Emanuela aggiunge: «Ho deciso di depositare l’audio reso pubblico il 9 dicembre al promotore di giustizia Alessandro Diddi, lo scorso 11 aprile, affinché convocasse Marcello Neroni, autore di queste accuse». Pietro Orlandi parla di Neroni, un ex della Banda della Magliana e uomo di De Pedis, che ha raccontato al blog “Notte Criminale” di conoscere diversi dettagli sul rapimento di Emanuela. La “bomba” esplode.
LA REAZIONE DEL CARDINAL DZIWISZ. Il primo a rispondere, il 13 aprile, è il cardinale Stanislaw Dziwisz, arcivescovo emerito di Cracovia e segretario personale di san Giovanni Paolo II: «Negli ultimi giorni alcune avventatissime affermazioni, ma sarebbe più esatto subito dire ignobili insinuazioni, proferite dal signor Pietro Orlandi sul conto del Pontefice san Giovanni Paolo II, in connessione all’amara e penosa vicenda della sorella Emanuela, hanno trovato eco sui social e in taluni media anzitutto italiani. È appena il caso di dire che suddette insinuazioni che si vorrebbero all’origine scaturite da inafferrabili ambienti della malavita romana, a cui viene ora assegnata una parvenza di pseudo-presentabilità, sono in realtà accuse farneticanti, false dall’inizio alla fine, irrealistiche, risibili al limite della comicità se non fossero tragiche, anzi esse stesse criminali. Un crimine gigantesco infatti è ciò che è stato fatto a Emanuela e alla sua famiglia, ma criminale è lucrare su di esso con farneticazioni incontrollabili, volte a screditare preventivamente persone e ambienti fino a prova contraria degni della stima universale».
L’EDITORIALE DI TORNIELLI. Su L’Osservatore Romano, venerdì 14 aprile Andrea Tornielli, direttore editoriale del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede, afferma: «Anche se questo massacro mediatico intristisce e sgomenta ferendo il cuore di milioni di credenti e non credenti, la diffamazione va denunciata perché è indegno di un Paese civile trattare in questo modo qualunque persona, viva o morta, che sia chierico o laico, Papa, metalmeccanico o giovane disoccupato. È giusto che tutti rispondano degli eventuali reati, se ne hanno commessi, senza impunità alcuna o privilegi. È sacrosanto che si indaghi a 360 gradi per cercare la verità sulla scomparsa di Emanuela. Ma nessuno merita di essere diffamato in questo modo, senza neanche uno straccio di indizio, sulla base dei “si dice” di qualche sconosciuto personaggio del sottobosco criminale o di qualche squallido anonimo commento propalato in diretta tv».
SGRÒ-DIDDI: SECONDO INCONTRO. Le polemiche vanno avanti fino a sabato 15 aprile, quando l’avvocato di Pietro Orlandi, Laura Sgrò, torna da Diddi. A parlare dell’incontro è Vatican News, che pubblica un articolo intitolato: “Accuse a Wojtyla, Pietro Orlandi e l’avvocato Sgrò si rifiutano di fare nomi”. Nel pezzo si leggono le dichiarazioni del direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni: «Questa mattina il promotore di giustizia, professor Alessandro Diddi, insieme al professor Gianluca Perone, promotore applicato, ha ricevuto l’avvocato Laura Sgrò, come da lei ripetutamente e pubblicamente richiesto, nell’ambito del fascicolo aperto sulla vicenda della scomparsa di Emanuela Orlandi, anche per fornire quegli elementi, relativi alla provenienza di alcune informazioni in suo possesso, attesi dopo le dichiarazioni fornite da Pietro Orlandi. L’avvocato Sgrò si è avvalsa del segreto professionale». Subito dopo il legale della famiglia Orlandi contesta la veridicità del titolo e risponde: «Tale affermazione non corrisponde al vero. Intendo a riguardo che sia fatta piena luce». Intorno alle 20 di sabato arriva la risposta del prefetto del Dicastero per la Comunicazione, Paolo Ruffini: «Avendo consultato l’Ufficio del Promotore di Giustizia posso confermare che quanto riferito da Vatican News in merito alle dichiarazioni fatte su Papa Giovanni Paolo II, in televisione, e alla testimonianza resa dinanzi al Promotore di Giustizia vaticano, risponde esattamente al vero. Né Pietro Orlandi né l’avvocato Laura Sgrò hanno ritenuto di fornire al Promotore nomi o elementi utili riguardo alle fonti di tali affermazioni e alla loro credibilità. Per la magistratura vaticana sarebbe stato essenziale conoscere la fonte delle voci riportate da Orlandi. Purtroppo ciò non è avvenuto. Nella sua comunicazione l’avvocato Sgrò sostiene anche che quanto da noi scritto sia una pressione su di lei tesa a indurla a violare la deontologia professionale e in particolare il segreto professionale. Anche questa affermazione non è veritiera. Vatican News si è limitato a riportare i fatti in maniera obiettiva e trasparente. La richiesta di incontrare il Promotore di Giustizia è stata fatta dall’avvocato Sgrò l’11 gennaio 2023. Ed è stata reiterata a più riprese a mezzo stampa nei mesi successivi l’intenzione di consegnare “personalmente” documenti al Promotore di Giustizia. Come già detto, il Promotore di Giustizia non ha ricevuto alcun nome o elemento utile relativamente alle accuse rivolte a Papa Wojtyla, come correttamente affermato nel titolo e nel testo dell’articolo di Vatican News».
PAPA FRANCESCO E PIETRO ORLANDI. Domenica 16 aprile, dopo il Regina Caeli, papa Francesco pronuncia poche (ma decise) parole: «Certo di interpretare i sentimenti dei fedeli di tutto il mondo, rivolgo un pensiero grato alla memoria di San Giovanni Paolo II, in questi giorni oggetto di illazioni offensive e infondate». Poco più tardi Pietro Orlandi commenta sul suo profilo Facebook: «È giusto che papa Francesco abbia difeso Wojtyla dalle accuse fatte attraverso un audio reso pubblico lo scorso 9 dicembre. Per questo motivo ho deciso di depositare quell’audio al promotore di giustizia Alessandro Diddi, lo scorso 11 aprile affinché convocasse Marcello Neroni, autore di queste accuse. Certamente non può spettare a me dire se questo personaggio abbia detto il vero oppure no. Diddi ha accolto questa mia richiesta, insieme alle altre, promettendo che avrebbe scavato a fondo ogni questione, compresa questa». E poi il fratello di Emanuela conclude: «Io, tantomeno l’avvocato Sgrò, abbiamo mai accusato Wojtyla di alcunché come qualcuno vorrebbe far credere. L’unico nostro intento è quello di dare giustizia a mia sorella Emanuela e arrivare alla verità qualunque essa sia».
Alessandro Venticinque