L’intervista
Sabato 16 settembre, a partire dalle ore 11 con la visita alla Presidenza della scuola media “G. Pascoli” di Valenza (AL), sede originaria del laboratorio di Stato per le analisi gemmologiche fondato dalla Speranza Cavenago Bignami Moneta, prenderanno il via le commemorazioni indirizzate alla figura della grande gemmologa che ebbe il pregio di introdurre questa nuova scienza non solo a Valenza, ma nell’intera Europa. Al termine della visita, sul controviale antistante l’edificio scolastico sarà scoperta una targa commemorativa. Seguiranno, dopo la benedizione, l’intervento del sindaco di Valenza Maurizio Oddone, quello del professor Luciano Orsini (in foto qui sotto), ex allievo della Cavenago e successore alla cattedra di Gemmologia dell’istituto “Benvenuto Cellini” di Valenza, e quello del nipote della professoressa, Gaddo Cavenago. Al professor Orsini abbiamo chiesto di raccontarci la figura della professoressa Cavenago e della gemmologia valenzana.
Professor Orsini, da dove parte lo sviluppo della Valenza orafa?
«Gli anni che hanno improntato tutto il successivo sviluppo di Valenza orafa fino ai giorni nostri sono riconducibili al quinquennio 1955-1960. La ricostruzione italiana finito l’immediato dopoguerra ebbe i suoi riflessi anche nella nostra città con la presenza di alcuni uomini di grande valore, primo fra tutti il Cavaliere del Lavoro Luigi Illario. La loro attività fu caratterizzata da una scelta ben coordinata delle cose da fare e queste furono realizzate in tempi che ancora oggi stupiscono per la loro celerità. Ci riferiamo alla istituzione della Mostra permanente dell’oreficeria, all’Export Orafi, all’acquisto della nuova sede dove anche attualmente vi è la direzione della Associazione orafa, alla rivista “L’Orafo Valenzano”, l’attuale “Valenza Gioielli”, la partecipazione alla Fiera di New York e a quella di Milano. La realizzazione di queste attività economiche non solo diedero grande impulso all’economia valenzana, ma ne elevarono grandemente il prestigio sia in ambito locale che gradualmente in quello nazionale e internazionale. All’intelligenza organizzativa di quel gruppo di uomini e, soprattutto, del presidente Luigi Illario non poteva sfuggire l’importanza di operare anche sul piano culturale e tecnico. Con il duplice scopo di garantire sia la continuità del settore attraverso la formazione delle giovani leve che il prestigio del medesimo in ambito nazionale sul piano della ricerca e dei servizi».
In che modo operò Illario?
«A Valenza era già esistita fin dai primi anni del ‘900 una scuola serale di disegno e modellazione che ebbe valenti insegnanti e formò numerosi allievi. La tradizione di questa scuola fu poi proseguita dai corsi che si tenevano alla Scuola di avviamento professionale. Ma fin dal 1947, anno in cui Illario entrò con la carica di vice presidente nella direzione dell’Aov, questi manifestò il progetto di creare un Istituto professionale di oreficeria in Valenza. Nel 1950 questo progetto vedrà la luce con il nome di Scuola di oreficeria “Benvenuto Cellini”, successivamente chiamato Ipo, Istituto professionale di oreficeria. Questo istituto formerà numerosissime maestranze che occuperanno posti di rilievo nelle aziende sia come titolari che come modellisti fino al 1970, anno in cui avviene la trasformazione in Istituto Statale d’Arte “Benvenuto Cellini”. Gli insegnanti delle materie professionali erano selezionati attraverso un comitato di orafi. Ricordiamo, oltre a Luigi Illario, Dionigi Pessina, Piero Lunati, Pietro Camurati, Aldo Annaratone, Giovanni Bosco e altri».
Poi?
«Nel 1952 il Comitato ritenne di ampliare i corsi di insegnamento di materie tecniche con l’introduzione di un corso di Gemmologia, in quanto si faceva interprete delle esigenze manifestate dal settore in un momento in cui, insieme con il maggior uso di pietre preziose per gioielleria di ogni tipo, aumentavano anche le sofisticazioni e la necessità di meglio conoscere le caratteristiche delle gemme usate in relazione al mercato. Fu chiamata l’insegnante Speranza Cavenago Bignami Moneta che era impiegata presso l’Istituto di Credito su Pegno di Milano».
Chi era la professoressa Cavenago?
«Era un’autodidatta con una grande esperienza gemmologica in ragione del lavoro che era chiamata a svolgere in Milano. Per lei, la gemmologia era lavoro e passione insieme e questo lo si notava soprattutto nelle sue lezioni sempre affascinanti, coinvolgenti e mai banali. I corsi proseguirono nei successivi anni con l’acquisizione graduale degli strumenti più necessari per l’insegnamento di questa nuova materia che è figlia della mineralogia: “La gemmologia”. La gemmologia italiana nasce quindi a Valenza come diretta conseguenza di una evoluzione non solo culturale ma legata al mercato delle gemme e direttamente collegata con la scuola di oreficeria. Dalle prime lezioni fatte sia nel regolare piano di studi, che nei corsi serali frequentati soprattutto da gioiellieri appassionati dalla affascinante materia, si è passati a quello che sicuramente è il momento più importante della ancora breve storia della gemmologia in Italia, cioè all’inaugurazione, avvenuta il 15 febbraio 1957, del Laboratorio gemmologico di analisi delle perle e pietre preziose della Camera di Commercio di Alessandria direttamente presso la sede della scuola. Naturalmente a presiedere la direzione del laboratorio fu nominata la professoressa Cavenago, tutto questo grazie a Luigi Illario che nel frattempo era divenuto anche presidente della Camera di Commercio di Alessandria».
Ci parla di questo laboratorio?
«Questo laboratorio, che poté fruire della strumentazione della scuola e successivamente incrementando la sua dotazione incrementò anche quella dell’istituto, fu un esperimento pilota a livello nazionale, tanto è vero che in un successivo momento divenne una sua diretta emanazione il laboratorio della Camera di Commercio di Milano, l’attuale Cisgem. Era questo il periodo in cui si stava sviluppando enormemente il commercio orafo valenzano e nazionale e soprattutto a Valenza, che ha sempre puntato sulla qualità del prodotto e sulla manifattura, si era sentita l’esigenza di un istituto che potesse certificare e garantire la naturalità e la qualità delle gemme».
E la professoressa Cavenago?
«Grazie all’attività di docente e ricercatore, divenne ben presto il personaggio più importante nell’ambito della gemmologia italiana ed ebbe fama anche internazionale partecipando, unica portavoce per la nostra nazione, a numerosi convegni e tenendo stretti rapporti di collaborazione con gli allora nascenti laboratori di Analisi gemmologiche quali quelli di Parigi e Londra. E il suo prestigio, più volte conquistato “sul campo”, fece da amplificatore, qualificandolo nel settore delle gemme a quello già consolidato di Valenza orafa. Questi anni pionieristici posero le basi dello sviluppo della gemmologia italiana quasi come un imperscrutabile progetto del destino. Infatti mentre a Milano si fondava da parte di un gruppo di appassionati di gioiellieri lombardi l’Istituto gemmologico italiano, la professoressa Cavenago, per sopraggiunti limiti di età, il 31 dicembre del 1973 lasciava la direzione del laboratorio di analisi della Camera di Commercio di Alessandria e, di conseguenza, anche della succursale di Milano. Se ufficialmente comunque aveva abbandonato sia la direzione dei due Laboratori sia l’insegnamento presso l’Istituto d’Arte “Cellini”, sicuramente la professoressa Cavenago, ancora attiva ricercatrice e profonda amante della materia, continuò i suoi e le sue pubblicazioni e collaborò anche al laboratorio scientifico nazionale della Confedorafi fino al 1982, data in cui il laboratorio chiuse definitivamente. Questa fu l’ultima sua apparizione ufficiale svolta nella sua operosissima vita che si concluse a Voghera il 14 gennaio del 1990».
Qual è il suo ultimo ricordo della professoressa Cavenago?
«È ancora davanti ai nostri occhi l’ultima sua apparizione pubblica in Valenza, al Teatro Sociale, per la settimana gemmologica organizzata dal Centro Comunale di Cultura. In quella serata io stesso avevo tenuto una significativa relazione dal titolo “Evoluzione della scienza gemmologica in Valenza” e la professoressa Cavenago, alla quale fu donata una targa, con semplici e commoventi parole ricordò ai valenzani che la gemmologia italiana è nata a Valenza e ringraziò la città che questa le aveva offerto di sviluppare il più grande amore della sua vita. Dopodiché ad ogni conclusione dell’anno scolastico tornava a Valenza per assistere agli esami finali del corso per periti stimatori, patrocinato da prima dall’Associazione Nazionale Istituti di Credito su Pegno e successivamente dalla Cassa di Risparmio di Alessandria, oggi Fondazione. E tutto questo sotto il solerte e diretto controllo dell’allora preside professore Aurelio Ferrazzi. Anche se l’affetto e la riconoscenza dei valenzani non è stato forse pari, soprattutto negli ultimi anni della sua vita, alla grandezza dell’apporto di prestigio dato alla nostra città, il suo ricordo è indelebile in tutti quelli che l’hanno conosciuta e segno tangibile di questo è stata la dedica dell’aula di Gemmologia dell’Istituto Statale d’Arte alla sua figura di insegnante, gemmologa e ricercatrice. Ricordata dalla posizione di una lapide commemorativa in quello che, moralmente, per oltre vent’anni fu la sua casa».
CHI ERA?
Speranza Cavenago Bignami Moneta è nata a Milano il 26 marzo 1902. Dopo gli studi di pianoforte e canto al Conservatorio milanese e dopo il matrimonio con Luigi Cavenago Bignami, nel 1927, a seguito di vicissitudini familiari da giovane sposa, si trasferisce in Brasile a San Paolo, dove insegna musica al Liceo Scientifico italo-brasiliano “Dante Alighieri” e si esibisce in concerti. Allo stesso tempo frequenta attivamente l’Istituto di Mineralogia della locale Università, dove acquisisce conoscenze mineralogiche e studia le ricche collezioni di minerali dell’Istituto. Da questi anni parte la carriera di gemmologa che segnerà tutta la sua vita. Nel 1931 rientra in Italia con la famiglia.
Nel 1933 inizia l’attività di gemmologa a Milano nel Laboratorio di Controllo per le pietre preziose e le perle del Monte di Pietà. Negli anni 1938 e 1939 presenta le sue ricerche ai “raggi x” alla Società italiana di Scienze naturali, della quale è socia. Nel 1948, mentre cessa la collaborazione con il Monte di Pietà, l’Editore Hoepli le richiede di aggiornare il Manuale delle pietre preziose di Umberto Mannucci (1910), già rivisto da Mario Simondetti nel 1929: inizia a occuparsi di questa iniziativa, che si concretizzerà nel 1958. Nel 1952 inizia l’insegnamento della gemmologia all’Istituto statale d’Arte “Benvenuto Cellini” di Valenza Po, oltre a un corso speciale per stimatori di preziosi per i Monti di Pegni, in accordo con l’Associazione Italiana degli Istituti di Credito su Pegno. Nel 1953 e 1954 collabora con la Cassa di Risparmio di Firenze per avviare un Laboratorio per l’analisi delle perle e delle pietre preziose. Nel 1956, un decreto interministeriale (Pubblica Istruzione e Industria e Commercio) approva l’istituzione di un Laboratorio Gemmologico all’Istituto Benvenuto Cellini di Valenza Po, gestito dalla Camera di Commercio di Alessandria e diretto dalla professoressa Speranza Cavenago Bignami.
Sempre nel 1956 diviene membro, in rappresentanza dell’Italia, della Conferenza Gemmologica Internazionale, riunione biennale itinerante. Nel 1957 inizia l’attività del Laboratorio di Valenza Po come Servizio Pubblico di Controllo per le pietre. Nel 1958 esce la prima edizione del trattato “Gemmologia”, edito da Hoepli, al quale seguiranno altre tre edizioni, sempre ampliate: la quarta in tre volumi, pubblicata nel 1980. L’opera, grandiosa per ricchezza e completezza di contenuti, è stata altamente considerata sia in Italia, sia all’estero. Nel 1960 organizza in Italia un’edizione della Conferenza Gemmologica Internazionale. Nel 1964 riceve l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana. Nel 1966, su richiesta dell’Associazione Orafa Lombarda e a seguito di un ulteriore decreto interministeriale, viene inaugurato a Milano il Servizio Pubblico di Controllo per le Pietre Preziose e le Perle, come Sezione di quello di Valenza Po, ma a cura e spese della Camera di Commercio di Milano, sempre sotto la direzione della professoressa Cavenago.
Nel 1973, per limiti di età, Speranza Cavenago cessa l’attività di insegnante al “Benvenuto Cellini” di Valenza Po e di direttrice dei Laboratori di Valenza Po e di Milano. Nel 1975 l’Associazione Orafa Lombarda apre a Milano, sotto la direzione di Speranza Cavenago, un Laboratorio scientifico gemmologico professionale che, nel 1978, diventa “Laboratorio Scientifico Nazionale della Confedorafi”. Nel 1982 chiude il Laboratorio Confedorafi, e Speranza Cavenago Bignami si ritira dalle attività ufficiali. Nel 1990, il 14 gennaio, Speranza Cavenago Bignami Moneta muore a Voghera, dove si trovava ricoverata per motivi di salute.